AMORE D’ARTISTA – AL BARBICAN DI LONDRA UNA MOSTRA CELEBRA LE COPPIE PIU’ ICONICHE DELL’ARTE: FRIDA KAHLO E DIEGO RIVERA, TOMMASO E BENEDETTA MARINETTI, DORA MAAR E PABLO PICASSO….
Per la Cultura Occidentale un classico leitmotivvincente nella trama dei libretti d’opera – e in seguito dei film – è l’accoppiata “Amore/Arte”. “Modern Couples” al Barbican Centre di Londra ne elenca, come fosse un prontuario ufficiale, le tantissime possibili combinazioni. E’ una collaborazione con il Centre Pompidou-Metz e fa parte di una serie di iniziative chiamate “The Art of Change”. E’ stato coinvolto un piccolo reggimento di curatori (Emma Lavigne, Jane Alison, Coralie Malissard, Elia Biezunski, Cloe Pitiot). Una quarantina sono le storie trattate che si dipanano attraverso gran parte del Ventesimo Secolo, con particolare attenzione ai decenni della cosiddetta Avanguardia.
Il “genio” visto finalmente come processo condiviso o almeno come una questione di “family business”. Dove il partner è anche un collega e viceversa. Innumerevoli le varianti attraverso cui la vita domestica (privata) e la carriera professionale (pubblica) sono state capaci di convivere assieme.
Si possono intravedere, nei complessi sodalizi dei personaggi, le influenze personali e intime sul processo creativo (nel bene e nel male, ovviamente). La passione, il sesso, l’amore, l’ammirazione, l’amicizia, l’affetto (in proporzioni variabili) dialogano e combattono con il lavoro, l’ispirazione, la ricerca, l’ambizione. Ma c’è anche lo sfruttamento e la gelosia, poco importa se sessuale o professionale, in molti casi i due aspetti si mescolano al punto da essere difficilmente distinguibili (probabilmente proprio ciò che è successo tra Auguste Rodin e la povera Camille Claudel, che finisce i suoi giorni in manicomio). Molti di questi rapporti sembra siano finiti in realtà più per antagonismo professionale che per le solite complicazioni amorose.
Il cervello, le viscere e il cuore lavorano in una delicata e fragile sintonia quando si crea e per capire correttamente la genesi di un’opera d’Arte può essere fondamentale studiare come questa sintonia si evolva all’interno di una dinamica di coppia (meglio ancora, forse, se di coppia aperta e/o fortemente problematica si tratta).
Relazioni mediamente complicate (lui + lui oppure lei + lei). Oppure “acrobatiche”: più soggetti coinvolti, di solito due lui e una lei o anche due lei e un lui. Anche in quattro o in cinque qualche volta. O addirittura – doppio salto mortale – con un cambiamento di sesso di uno dei partnerlungo il percorso (come nel caso di Lili Elbe e Gerda Wegener, vicenda raccontata al grande pubblico nel 2015 dal film “The Danish Girl”).
Alcune collaborazioni sono assolutamente leggendarie e arcinote (Frida Kahlo e Diego Rivera) altre invece sono, in pratica, conosciute solo agli specialisti (PaJaMa: Paul Cadmus, Jared French, and Margaret French, moglie di Jared). Un terzetto a tutti gli effetti, PaJaMa, che aveva la sua base nella New York degli anni trenta. Con la loro casalinga semplicità le loro opere fotografiche, surrealiste e visionarie, hanno preceduto (e probabilmente anche ispirato) sia la ricerca di Robert Mapplethorpe che quella di Shindy Sherman.
Ci sono relazioni relativamente brevi come quella durata neanche due anni tra Vanessa Bell e Roger Fry (Vanessa, sorella di Virginia Woolf, era una pittrice, e Roger anche lui pittore, entrambi gravitavano nel mondo incantato del Bloomsbury Group). Altre che sono durate quasi una vita: per esempio i due artisti russi Natalia Goncharova e Mikhail Larionov, rispettivamente madrina e padrino del movimento “raggista” (niente paura, non c’è nessun riferimento alla sindaca di Roma….) sono stati felicemente assieme per cinquantaquattro anni. Anche il matrimonio di Aino e Alvar Aalto, i due celebri architetti finlandesi, appartiene alla lista dei “regolari”. Così pure per Tommaso e Benedetta Marinetti. Benedetta, che sopravvisse molti anni al celebre marito, mostrò di avere una verve artistica personale autonoma tutta da riscoprire.
Lee Miller, fascinosa indossatrice e talentuosa fotografa di moda americana, prima ha una breve ed intensissima liasona Parigi con il grande Man Ray, con il quale condivide la concezione (e la realizzazione) di alcuni capolavori iconici dell’Arte Moderna. Poi ne ha un’altra, a Londra, più tranquilla e lunga (circa quarant’anni) con Roland Penrose, poeta e pittore surrealista.
La bellissima Alma Schindler (per tutti Alma Mahler) comunque non la batte nessuno. È stata, oltre che una pittrice e una compositrice musicale, una vera e propria Musa di professione. Prima di Gustav Mahler, poi di Walter Gropius (il genio del Bauhaus), poi di Franz Werfel. Coltivando nel frattempo per parecchi anni un amore clandestino con il pittore Oskar Kokoschka. Non si è fatta mancare niente.
Ma ci sono anche vicende dove è il maschio che quasi finisce a fare la parte della Musa e la donna diventa il personaggio di successo. E’ il caso di Tina Modotti e di Edward Weston. Dal Friuli, dove è nata, va agli USA dove incontra Weston. Finisce nel turbolento Messico dove diventa un mito della Storia del Socialismo e della Fotografia.
Una delle coppie vincenti e più equilibrate è stata quella di Sonia (di origine ucraina) e Robert (parigino doc) Delaunay. Ha funzionato in camera da letto e ha funzionato sul lavoro, i quadri e le stoffe ne testimoniano la fortuna.
Probabilmente pochi sono al corrente che Gustav Klimt aveva una fidanzata, Emilie Flöge, che fu per lui molto rilevante anche sul piano professionale oltre che sentimentale. Era una stilista di moda viennese di grande ingegno e rinomanza.
Si parla e si scrive sempre tanto (giustamente) della somma importanza di Marcel Duchamp ma invece poco o niente si sa circa Maria Martins, la sua compagna brasiliana. Eppure non era il tipo che stava in casa a ricamare o a riassettare la cucina: era una scultrice molto brava e aveva pure un grande ascendente su Duchamp stesso.
Pablo Picasso e Dora Maar: almeno per lei, slovena e aspirante artista oltre che modella, c’è una stabile presenza nel Gotha della Storia dell’Arte Contemporanea grazie ritratti che lui le ha fatto.
Visitare la mostra è una esperienza davvero intensa e ricolma di emozionanti suggestioni. Un paio di ore non bastano per una persona mediamente curiosa. Tra le molte cose presenti nelle sale si incrociano, grazie ad alcuni dipinti, anche temperamenti come quelli della fatale Tamara de Lempicka (una delle pochissime fanciulle che ha saputo dire di “no” a quell’insistente satiro che fu Gabriele D’Annunzio) o della italianissima, elegante e sfortunata Marchesa Luisa Casati.
Al Barbican stavolta c’è davvero la possibilità – cosa rara ovunque – di imparare una cosa non banale: a ben guardare, tante creazioni artistiche assomigliano alla fine più a delle “suonate a quattro mani” che a degli assoli. Nota Bene: il merito e la gloria però purtroppo, non sono stati, almeno finora, equamente divisi.
Articolo di Antonio Riello per Dagospia
In copertina un quadro di Sonia Delaunay