IL BALLA PERDUTO RIAFFIORA DOPO 100 ANNI A ROMA, NEI VECCHI LOCALI DEL BAL TIC TC- 80 METRI AFFRESCATI IN DISCRETO STATO DI CONSERVAZIONE, OPERA A TEMPERA NOTA AGLI STORICI DELL’ARTE MA CHE SI CREDEVA PERDUTA- SARA’ RESTAURATA
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“Un giorno, verso l’estate di quel 1921, Vinicio Paladini venne per proporre a Balla, da parte di suo padre, un lavoro di decorazione completamente futurista: si trattava di decorare un locale (oggi si direbbe night-club); Balla, felice, non chiedeva altro per cui accetta di fare tutto il lavoro in quello che lui chiamerà il ‘Bal-Tik-Tak’, per una somma che anche a quei tempi era esigua”. Con queste parole Elica Balla descriveva la genesi del Bal Tic Tac, il primo cabaret futurista inaugurato a Roma nel 1921, e le cui pitture parietali vennero realizzate da uno dei maggiori esponenti del movimento d’avanguardia italiano, Giacomo Balla.
Lo scorso anno – durante i lavori di ristrutturazione che hanno interessato la palazzina che ospitava il cabaret, Villa Hüffer lungo Via Nazionale, finalizzati alla realizzazione dello spazio museale del Centro per l’educazione monetaria e finanziaria della Banca d’Italia –, sono venute alla luce alcune porzioni di decorazioni murali dello storico locale. Da quel momento, i lavori condotti sotto la supervisione della Soprintendenza Speciale di Roma hanno portato alla riemersione di 80 metri quadrati di pitture parietali interamente realizzate da Giacomo Balla. Attualmente sono in corso una serie di interventi di restauro, al termine dei quali le pitture di Balla saranno accessibili al pubblico.
Nonostante si sapesse del glorioso e futurista passato di Villa Hüffer, si credeva che le pitture di Balla fossero andate perdute: i locali del primo piano, dove si trovava la sala da ballo, hanno infatti subito nel corso del Novecento numerose ristrutturazioni. Le pitture del piano terra si sono invece parzialmente salvate, coperte e nascoste da controsoffitti e carta da parati, da boiserie e strati di tinteggiatura successivi, risultato dei diversi usi che si è fatto degli spazi nel corso dei decenni successivi.
La presenza negli anni Venti del cabaret ha indotto i tecnici della Banca d’Italia a intraprendere un’attività di verifica con l’intervento della Soprintendenza Speciale di Roma guidata da Francesco Prosperetti. Già alla prima campagna di saggi e indagini preliminari, è apparso chiaro come le pitture rinvenute fossero da ricollegare alla decorazione del Bal Tic Tac: “che questa decorazione di Giacomo Balla possa aver resistito al tempo e a tutte le trasformazioni di questi locali ha del miracoloso”, ha dichiarato Prosperetti.“Parlare del Bal Tic Tac significa parlare di una temperie che si scatena in questa città, in cui la modernità entra in maniera dirompente. È bellissimo scoprire a un secolo di distanza una Roma all’avanguardia”.
C’ERA UNA VOLTA IL BAL TIC TAC
Gialli, rossi, blu accesi e aggressivi, forme che sembrano esplodere dalle pareti e invadere lo spazio, fagocitando gli spettatori: è questa l’impressione che dovevano dare le pitture di Giacomo Balla agli avventori di quel cabaret inaugurato verso la fine del 1921 e consacrato da Filippo Tommaso Marinetti. La rivista milanese Il Futurismo, nel suo secondo numero, ne dava trionfale notizia: “Marinetti inaugurò a Roma, con un discorso, il Bal Tic Tac, grandioso locale per balli notturni, futuristicamente decorato da Balla. Per la prima volta, apparve realizzata la nuova arte decorativa futurista. Forza, dinamismo, giocondità, italianità, originalità”.
Sempre Elica Balla, figlia di Giacomo e all’epoca dell’inaugurazione solo una bambina, molti anni dopo descriverà in questi termini il lavoro di decorazione realizzato dal padre: “preceduta da un ingresso fantasmagorico di fiamme infernali, Balla inonda di azzurro e di verdi mattutini la grande sala da ballo e crea nuovi disegni e mezzi pratici per realizzare lampade, mobili e ogni cosa per tutto l’arredamento del locale”.
A PROPOSITO DI CABARET…
Parlando del Bal Tic Tac, come non può non venire in mente il più celebre dei cabaret delle avanguardie storiche, ovvero il Cabaret Voltaire di Zurigo? Fondato nel 1916 da Hugo Ball ed Emmy Hennings, il locale notturno è considerato la culla del Dadaismo, e durante la Prima Guerra Mondiale ospitava artisti provenienti da tutta Europa, compreso Marinetti. Mostre, danza, musica e spettacoli provocatori rendono il Cabaret Voltaire, ancora oggi, un luogo quasi mitologico della storia dell’arte contemporanea, sebbene negli ultimi decenni non abbia goduto di molta fortuna.
Caduto in rovina e in procinto di essere demolito, il locale nei primi anni Duemila è stato occupato da un gruppo di artisti guidati da Mirko Divo, dando vita a un “happening non stop” che ha coinvolto migliaia di visitatori. L’attenzione mediatica suscitata dall’evento ha portato a una sensibilizzazione nei confronti del destino del cabaret, che successivamente ha ripreso in parte le sue attività di locale d’intrattenimento e d’arte, grazie ai fondi stanziato dal governo della città e da finanziatori privati. Ma diverse turbolenze economiche e tagli hanno condotto il Cabaret Voltaire in una nuova crisi finanziaria, che nel 2016 ha spinto il direttore della struttura a mettere in vendita il locale come una “scultura vivente”.
Articolo di Desiree Maida per www.artribune.com