DIFESA, SEMPRE LEGITTIMA?

2 Dic 2018 | 0 commenti

UN MAGISTRATO CI SPIEGA LE LEGGE VIGENTE IN TEMA DI LEGITTIMA DIFESA, CHE E’ GIA’ OGGI POSSIBILE E LECITA, MA  ALL’INTERNO DI DETERMINATI LIMITI, QUELLI CHE IL DECRETO SALVINI VUOLE SUPERARE. MA E’ UN BENE O UN MALE?

 

bruno tinti

Bruno Tinti, magistrato e scrittore

Facciamo chiarezza su di un punto fondamentale. La legge vigente in materia di legittima difesa consente di ammazzare il ladro che si è introdotto in casa (o in garage, in giardino, in ufficio, in magazzino, in cantina ecc.): occorre «solo» che questo tizio abbia un comportamento violento o almeno minaccioso. Sicché il popolo degli onesti gode già oggi di deguata tutela.

Ciò è tanto più vero in quanto, che vi sia stata aggressione o minaccia, lo afferma in genere il protagonista della vicenda; se il ladro è morto, nessuno lo può smentire. Dunque le possibilità di «raccontarla bene» ci sono: aveva un bastone, un coltello (non è vero, gliel’ ha messo in mano lui dopo averlo ammazzato); veniva contro di me con aria minacciosa (non è vero, quando è stato sorpreso è rimasto immobile); ho sparato in aria ma non si è fermato e non ho avuto scelta (non è vero, gli ho sparato mirando al corpo e, poi, ho sparato un altro colpo in aria).

Certo, se il morto presenta due fori di entrata nella schiena, sostenere che ci si è «difesi» diventa complicato; e se ci sono superstiti che la contano in modo diverso, qualche difficoltà a essere creduti ci potrà essere. Ma insomma, le possibilità di ammazzare un ladro impunemente sono più numerose di quello che Matteo Salvini crede.

Infine, quando una piena legittima difesa non è proprio sostenibile, già la legge attuale prevede correttivi a quello che, tecnicamente, dovrebbe essere considerato un omicidio volontario: è l’ eccesso colposo in legittima difesa.

Non c’ erano le condizioni che rendevano lecito sparare al ladro ma io ho creduto che ci fossero: ho creduto che stesse per aggredirmi, che brandisse un bastone o un coltello; mi sono spaventato e ho sparato. E anche qui, attenzione: non è detto che aver creduto per errore renda automaticamente colpevoli: l’ errore potrebbe essere scusabile. Notte, sonno profondo, risveglio improvviso, ombra o, peggio, ombre incombenti vicino al letto, mani che frugano nel comodino: un terrore improvviso e una reazione automatica potrebbero essere comprensibili. Così, anche in questi casi, le possibilità di ammazzare il cattivo e farla franca ci sono.

Quello che è ineliminabile è il giudice. Uno che raccolga la dichiarazione del vero/presunto legittimo difensore, che creda o faccia finta di credere al suo racconto, che dica (benignamente o meno) «certo, in effetti, era una situazione che rendeva ragionevole la sua reazione» ci va. Altrimenti basta ammazzare e raccontare la qualunque.

bruno tintiChe è proprio il Salvini/pensiero. Dietro il suo banale slogan «la difesa è sempre legittima» ci sta proprio questo: ammazzare uno che è entrato in casa senza o contro la volontà del proprietario è cosa buona e giusta. L’ unico accertamento accettabile è che appunto il cattivo (o presunto tale) sia entrato in casa (o in garage, in cantina, in magazzino ecc.): se ci lascia la pelle, bene così. Ora, è inutile nascondersi dietro un dito. Tutti, ma proprio tutti, godono come ricci quando Clint Eastwood ammazza finalmente il cattivo. Migliaia di film e libri sono costruiti sul momento catartico in cui «giustizia è fatta» e il farabutto viene sparato, pugnalato, spinto nel burrone, strangolato alla fine di una lotta disperata con il «giusto».

Perfino i supereroi ammazzano direttamente i cattivi infilzandoli con gli artigli di adamantio o fulminandoli con qualche raggio della morte. I nostri bambini cominciano ad apprezzare la «giustizia sommaria» fin da piccini. Insomma la cultura dominante non considera soddisfacente happy end un arresto, un processo e una condanna a X anni di prigione: bisogna proprio ammazzarlo il bastardo. Ed è evidente che Salvini non fa eccezione.

SALVINI FUCILE

Matteo Salvini

Spiegargli che sbaglia sul piano etico e civile è fatica inutile. È un problema di cultura. Lui e quelli come lui, Ugo Foscolo non sanno chi sia e quel verso sublime «dal dì che nozze, tribunali ed are diero alle umane belve esser pietose di se stesse e d’ altrui» è per loro privo di significato.

Si può provare con un esercizio di logica elementare.

Come la scrivereste una legge che impedisca al giudice di indagare sulla morte di un uomo avvenuta in una casa in cui non aveva diritto di stare? Vediamo.

«Chi ammazza un ladro in casa propria non commette reato».

Come si fa a stabilire che il morto era un ladro? «Chi ammazza un albanese, un marocchino, un eritreo, uno zingaro, un… va beh, un immigrato in casa propria non commette reato».

Quindi i ladri italiani non li possiamo ammazzare?

È un’ ingiustizia.

«Chi ammazza una persona che si è introdotta in casa propria contro la sua volontà non commette reato».

Tempi durissimi per suocere, mogli o mariti divorziati, creditori insistenti, ex petulanti e via di questo passo.

fredy pacini

Fredy Pacini, il gommista di Monte San Savino in provincia di Arezzo che ha sparato ad un ladro uccidendolo. Aveva già subito ben 38 furti

«Chi ammazza qualcuno che si è introdotto in casa propria e gode dell’ approvazione dei vicini e del Ministro dell’ Interno non commette reato».

Ecco, questa potrebbe essere una legge in linea con la cultura giuridica grilloleghista. E il primo giudice costituzionale che si azzardi a criticare è un nemico del popolo.

 

Bruno Tinti per ‘Italia Oggi

 

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