“L’ordinanza è chiara, l’elenco tassativo: non possono transitare i malati cronici, ingravescenti, i terminali, gli infermi e rispettivi accompagnatori, i malaticci, morbosi, ipocondriaci e biliosi, gli acciaccati, i malati immaginari, i depressi. Vanno tutti respinti, rispediti fuori confine.. fanno presto a diffondersi, loro.” Poi l’appuntato sollevò un faldone: “questo è l’allegato, con l’elenco analitico delle malattie e la descrizione dei relativi sintomi,…..ppffii.. sembra un elenco telefonico.” Il baffuto commissario, che si era fatto prendere dall’ira, era ancora verde di bile. Nella piccola stanza si soffocava. Guardò di storto e due seduti di fronte e li apostrofò sgarbato: “chi di voi due è in salute?” “Io!”, dissero e due contemporaneamente. Come come? Ma che, siamo matti? Dicono tutti così….poche storie, fuori i documenti.. “Commissario- si affrettò a dire allarmato il primo fermato, un grassone stempiato e sudato di circa 40 anni, dallo sguardo supplichevole-: nel parapiglia, qualcuno mi ha rubato il portafoglio…ma sano come un pesce, sono!” L’appuntato annui gravemente: “niente documenti, niente certificato di sana e robusta costituzione”. Nel frattempo, l’ altro fermato, un mingherlino pallido e tutto nervi, con aria soddisfatta aveva lentamente fatto scivolare sulla scrivania una carta di identità e il certificato medico. “Ecco!- strillò a quella vista il grassone, indicando i documenti- queste carte sono le mie! Lo dicevo all’appuntato che era stato lui..” “Come come?, appuntato, ma che diavolo succede, oggi! cos’è sto casino?” sbraitò il commissario. L’appuntato si strinse nelle spalle imbarazzato, allargando le braccia. “Seduti tutti.. e silenzio!”- minacciò il commissario, allentandosi la cravatta. “Ma, commissario.. perché ? io che c’entro, io sono a posto…” se ne uscì il mingherlino. “Silenzio!- urlò il commissario,- qui le domande le faccio io! Seduto!” Il commissario osservò incupito il documento: era vecchio e scaduto, la foto piccola e sfocata, ritraeva un giovane ancora imberbe, che non sembrava somigliare a nessuno dei due. L’aspetto dei fermati era insondabile, uno poteva essere l’altro. Sì, il mingherlino era forte, scattoso, pieno di energia, ma che voleva dire, in fondo. Il grasso, al contrario, era sovrappeso e ansimava, ma così roseo e riposato, lustro e sazio da sembrare un maialino. Come poteva essere malato? Il commissario guardò i due a lungo, sospettoso, poi l’appuntato gli accese una sigaretta. Osservare il filo di fumo alzarsi verso il soffitto lo rilassava, riusciva a pensare meglio…Finalmente disse: “Sapete che facciamo?- domandò retoricamente il commissario mentre un sogghigno feroce gli attraversava il viso- “per non sapere né leggere né scrivere, vi trattengo dentro tutt’e due. Vediamo se domani la verità verrà fuori.” I due ammutolirono e, prima di riaversi, furono abbrancati brutalmente dall’appuntato e cacciati in cella.
La mattina dopo, la guardia di servizio, insospettita dall’insolito silenzio, scoprì che i due trattenuti erano riversi sul pavimento della cella, già freddi, morti stecchiti. Strappato giù dal letto ancora assonnato, la barba lunga, il commissario sibilò rabbioso: “ Si sa che la malattia porta iella. Tu, chiama il medico legale per il certificato necroscopico e chiediamo l’autopsia, sono curioso di sapere chi mentiva,.. scommetto il mingherlino.” “Per me il grassone- disse l’appuntato-… ci giochiamo una pizza?” Passati alcuni giorni il medico settore si affacciò in ufficio, cosa per lui rara. Era imbarazzato. “Che c’è?- gli chiese il commissario- problemi?” “Veda lei”- rispose il medico- porgendo la perizia sui due morti. La grafia era quasi illeggibile e tutto un susseguirsi di termini tecnici, ai quali il commissario, dopo 30 anni, non si era ancora abituato. “Uffa, mi dica lei, che facciamo prima… ”Va bene. Il grasso era sano come un pesce, fatta salva per una rara immunodeficienza primitiva, che l’avrebbe portato alla morte, ma col tempo. Il mingherlino beveva, aveva un inizio di cirrosi, ma smettendo..”. “Insomma, mi sta dicendo che erano tutt’e due malati?”- chiese il commissario. Il medico si grattò la testa, prima di rispondere: “malati… malati, non proprio.” “Cioè?”- l’apostrofò il commissario, sempre più nervoso. “..sulla strada di ammalarsi, ecco.. predisposti, ….forse. Un po’ come tutti, che oggi siamo malati e domani sani, oppure siamo sani e stiamo per ammalarci.” “Ma allora- riprese il commissario- di cosa sono morti? Di cirrosi il mingherlino e l’altro…. come l’ha chiamata..?” Il medico scosse con vigore la testa. …… “No, no è escluso!…” “Ma di che cosa, allora?“ interruppe il commissario, la voce inalberata. “Il punto è questo -spiegò il medico- che non si riesce a capire, come due sani, anzi no, malati, o meglio sulla strada per ammalarsi, siano morti. Il cuore si è fermato, il respiro pure, ma perché?” “E lo chiede a me!?” -disse il commissario sbalordito. Il medico ignorò la domanda e riprese: “Ha presente un’automobile che non ha più benzina? Si ferma, ma è sana,… cioè a posto. Per quei due è stata la stessa cosa… è mancata la benzina!” “ La benzina?- fece il commissario con tono irridente- ma è sicuro che siano morti?” “Caspita!- disse il medico- li ho aperti e frugati dappertutto. Non una parola, una contrazione..” “Di cosa sono morti, allora, che scrivo io sul rapporto?” “Sono morti e basta, commissario”- replicò asciutto il medico. Perché, per morire occorre una ragione? Forse che la ragione per vivere la conosciamo?” “Senta, dottore, io metto morte accidentale.. va bene? “Tecnicamente si dice inspiegabile….. la scienza non può dare risposta a tutto. D’altra parte esistono anche le guarigioni inspiegabili, ma in questi casi le chiamiamo miracoli”.
Immagine in evidenza: Scena da Il malato immaginario di Moliere, interpretato da Alberto Sordi