FINI LO FINI’ IN UNA POLEMICA SERRA-TA

18 Apr 2019 | 0 commenti

IL FASCISTA INVENTATO AD USO DELLA MASSE- ” Fa specie che una persona che ha un passato e un presente professionale del tutto rispettabile come Caio Giulio Cesare Mussolini sia messa alla gogna solo per il suo cognome.

LA SENTENZA DI MACCARI: “I fascisti si dividono in due categorie: i fascisti propriamente detti e gli antifascisti”.

MASSIMO FINI
Massimo Fini

Nella sua rubrica L’ Amaca, pubblicata da Repubblica, Michele Serra trova estremamente disdicevole, e quasi delittuoso, che Giorgia Meloni, la leader di Fratelli d’ Italia, abbia candidato alle Europee Caio Giulio Cesare Mussolini, bis-bis-nipote del Duce. Il solo cognome lo manda in deliquio e anche sul nome arriccia il nasetto perché ricorda quella romanità cui il capo del fascismo si ispirava (se potesse, il Serra, metterebbe ai ceppi, riesumandolo, anche Caio Giulio Cesare, quello vero di alea iacta est!).

michele serra (2)
Micherle Serra

Più che steso tranquillamente su un’ amaca, Serra sembra seduto sui carboni ardenti e scrive: “Mussolini fu un dittatore, un razzista, un’ icona del ridicolo e la rovina del suo popolo”.

Che il fascismo sia stato una dittatura non è nemmeno il caso di ricordarlo, anche se meno spietata di quelle a lui contemporanee, ma portando pur sempre sulla coscienza il delitto Matteotti, l’ assassinio in Francia dei fratelli Rosselli, lo spegnimento, intellettuale e fisico, in carcere di Antonio Gramsci, il fondatore del Partito comunista italiano, e l’ orrore delle leggi razziali.

CAIO GIULIO CESARE MUSSOLINI
Caio Giulio Cesare Mussolini

Mussolini poi, a differenza di Francisco Franco, ebbe la gravissima responsabilità di entrare in guerra con un alleato con cui non ci saremmo dovuti alleare e di perderla con tutte le conseguenze che ciò ha comportato. Altrimenti sarebbe morto tranquillamente nel suo letto, come Franco, invece di essere giustamente fucilato e poi appeso per i piedi a Piazzale Loreto, insieme a Claretta Petacci, ai gerarchi, quelli responsabili, quelli meno responsabili e altri di nulla responsabili, in una delle pagine più vergognose della nostra Storia che fece orrore agli stessi vincitori americani che allora erano parecchio diversi da quello che sono oggi.

La potenza retorica dei discorsi di Mussolini, che affascinò decine di milioni di nostri progenitori, può apparire ridicola oggi che sono passati tre quarti di secolo dal suo apogeo, ma allora non lo era affatto (per vedere il ridicolo nella retorica di Michele Serra non dovremo aspettar tanto, ci basta leggerlo oggi).

caio giulio cesare mussolini con giorgia meloni
Giorgia Meloni con C.Giulio Cesare Mussolini

Il fascismo, con tutti i suoi errori e anche orrori, aveva in testa un’ idea di Stato e di Nazione, che cercò di realizzare coerentemente. L’ Iri, diventato nel dopoguerra un carrozzone democristiano, fu una risposta intelligente alla crisi del ’29, peraltro agevolata dal fatto che allora il mondo era molto meno “interconnesso”. La “battaglia del grano” (che probabilmente Michele Serra trova “ridicola”) era il tentativo, lungimirante, di trovare un equilibrio fra l’ avanzante industrialismo e l’ agricoltura, suggestione che sarebbe di capitale importanza recuperare oggi che il capitalismo industriale e finanziario sta assassinando intere popolazioni.

BENITO MUSSOLINI SUONA IL VIOLINO

O

Scrivo queste cose con tranquilla coscienza perché mio padre, Benso Fini, si fece quindici anni di esilio a Parigi, soffrendo la fame e la povertà come gli altri, pochi, fuorusciti, in nome della libertà. Se avessi la mentalità da sbirro di Serra andrei a controllare come si comportarono i suoi genitori e nonni durante il regime mussoliniano. Ma io non sono uno sbirro e l’ obiettivo del mio articolo è altro.

Mi colpisce come, a 75 anni dalla fine del regime fascista, la sinistra radical chic e radical snob (“cuore a sinistra, portafoglio a destra”) si renda, essa sì, ridicola facendo il ponte isterico al solo sentir il nome di Mussolini, anche se di un bis-bis-nipote. Vorrei ricordare a Michele Serra che nel dopoguerra, quando le lacerazioni del conflitto erano ancora sanguinanti, né Rachele Mussolini, né i figli del Duce, né Edda Ciano furono mai toccati, non solo per la generosa intercessione di quel grande uomo che è stato Pietro Nenni, ma perché la sinistra era ancora una cosa seria e, più in generale, la collettività italiana era meno imbarbarita di quanto lo sia oggi, nell’ anno di grazia 2019.

Fa specie che una persona che ha un passato e un presente professionale del tutto rispettabile (ufficiale di Marina e dirigente di Finmeccanica) come Caio Giulio Cesare Mussolini sia messa alla gogna solo per il suo cognome da Michele Serra e da tutti i Michele Serra che abitano il nostro Paese, dando così piena ragione a Mino Maccari: “I fascisti si dividono in due categorie: i fascisti propriamente detti e gli antifascisti”.

Articolo di Massimo Fini per “il Fatto Quotidiano”

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