Lunghe passeggiate, mentre il silenzio accoglie il mormorio del torrente abbracciandolo come in un gioco. Nel sottobosco, districandosi fa rovi, felci, legni marciti,spuntano i colori di umili e tenaci fiori. Adesso, raccolti in una caraffa di latta di un blue oltremare, fanno bella mostra di sé nel vano del muro di pietra, minuscoli, profumati testimoni del ritmo e della bellezza del mondo. La finestrella ora sembra un luogo di raccoglimento, un punto di riflessione. Nel tabernacolo laico alcuni oggetti esoterici richiamano giorni lontani: un fossile di conchiglia, l’etrusca ombra della notte, un porta candela di ottone, la testa di un putto scolpita nel legno, unico resto di un altarino incendiato. Sembrano capitati lì a caso, un po’ come i resti di una risacca su una spiaggia. Perché in fondo cos’è altro la vita?