“Il luogo ideale per me è quello in cui è più naturale vivere da straniero” ( Calvino – Eremita a Parigi). In realtà Parigi accolse molto bene Calvino, assai popolare allora, come molti degli artisti italiani di sinistra (cioè tutti).
Lo diceva già Nietzesche: “Come artista, un uomo non ha altra patria in Europa che Parigi” (Nietzesche).
Il brutto è che a Parigi si perde poi il senso della misura e del ridicolo: “Tutti a Parigi vorrebbero essere attori e nessuno spettatore” (Jean Cocteau)
Con la guerra, ricorda Apollinaire, i teatri chiusero, non restò che ricordare i Balletti Russi che fino al 1912 a Chatelet facevano furore.
Lo stesso furore della Nuovelle vague che ricordava quello cogitante e appassionante degli esistenzialisti.
“Prévert divide un falansterio con gli amici Yves Tanguy e Marcel Duhamel. Alcol, feste, ragazze, jazz americano a tutti i piani. Un po’ di cocaina ogni tanto, qualche zuffa come si deve, evviva il socialismo “ (Dan Frank)
Hemingway abitava in Notre dame des Champs, beveva e scriveva alla Closerie des Lilas, ascoltando Cendras, accompagnando il pittore Piscin o James Joyce ubriaco di whisky che intonava romanze d’opera. Frequentava Sylvia Beach in rue de l’Odéon (libreria Shakesperare) e la casa di Gertrude Stein in rue de Fleurus. Era legato a Joan Mirò che abitava in rue Blomet.
Naturalmente ci fu un tempo che ebbe una triste colonna sonora: i cingolati tedeschi sul pavé. Céline abitò, prima della fuga in Germania, in rue Girardon 4.
“Tutti i vinti sono spazzatura” (Céline), i francesi contro i francesi, come in Italia:
Alle telefoniste francesi del comando tedesco, i partigiani strapparono la lingua e le appesero due a due sotto il ponte della Concorde.
Oggi c’è un altro tipo di violenza, più impersonale. Confessione di Samir, un ragazzo appena scappato dalla banlieu parigina: “ Basta che ti immagini un posto dove c’è solo cemento, dappertutto. Non c’è più cuore, non c’è più anima, ci sono solo quelle cazzo di pietre grigie che ti consumano gli occhi… Ovunque metti il naso, respiri sempre l’odore del cemento. A forza di vivere lì le persone si trasformano in cemento”.