I toscanelli di Pannella

29 Apr 2015 | 0 commenti

Il-leader radicale Marco Pannella

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In una recente intervista Marco Pannella, ottuagenario esponente radicale, che con la sua azione politica ha attraversato da protagonista la seconda metà del secolo scorso, ha confessato di essere affetto da due tumori: uno ai polmoni, l’altro al fegato. Una vita – ricorda col noncurante compiacimento e il tono provocatorio che gli è proprio – passata  a fumare 60 sigarette o toscanelli al giorno, scandita da innumerevoli digiuni non violenti, spinti oltre ogni resistenza fisica. Pannella non si mostra pentito per le cattive abitudini, anzi è dell’idea che se è arrivato alla sua veneranda età è perché ha messo il suo organismo alla prova. In buona sostanza, Pannella attribuisce la sua passata salute ad una sorta di prevenzione rovesciata, in cui la prospettiva salutogenica si fa paradossale, infarcita com’è di cattive abitudine e di vizi che diventano “esemplari”. Insomma, nella prospettiva rovesciata pannelliana, salute e vita si manterrebbero allungandosi, grazie a pratiche “omeopatiche”, derivanti da  piccoli e ripetuti “oltraggi” all’organismo, per così dire a bassa tossicità, destinati nel tempo a irrobustirlo. Preso alla lettera il ragionamento del leader radicale è pericoloso, oltre che frutto di una sostanziale ignoranza di come in realtà funzioni il corpo umano. La salute non si mette alla prova né “si allena”, come per esempio un muscolo o la memoria. La salute si preserva, con premuroso interesse (come dice la parola cura); che non vuole dire che essa va conservata sotto una teca come una reliquia, ma cercando nell’arco dell’esistenza l’equilibrio che la determina fra corpo, psiche e ambiente.

Lo stile di vita che Pannella vuole personificare è quello da coraggiosi, da intrepidi, in continua sfida con se stessi per superarsi. Mentre, sappiamo che stili di vita inadatti, abitudini igienicamente discutibili, assunzioni  smodate, hanno sul corpo un effetto “accumulo”, che alla lunga danno esiti inesorabilmente nefasti. E non c’entrano la buona o la cattiva sorte o l’eroismo, né l’epica del superuomo ad uso delle masse.

In copertina un quadro di Giacomo Balla

 

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