SECONDO APPUNTAMENTO AD ASSISI VOLUTO DAL PAPA -Il summit era slittato per il Covid dallo scorso marzo. Arrivati nella città umbra duemila giovani economisti e imprenditori da 120 paesi. Relazioni anche di premi Nobel ed economisti di fama mondiale. Video messaggio del Papa.
Assisi è immersa nel silenzio mentre arriva l’invasione pacifica degli oltre duemila giovani economisti e imprenditori di tutto il mondo, mischiati a premi Nobel e accademici celebri. Convocati dal Papa per ridisegnare un futuro possibile dell’economia a misura di uomo e d’ambiente. Una sfida che sapora di utopia, ma che nel mezzo della tragedia della pandemia può essere un trampolino di idee possibili. Si è aperta il 19 novembre la prima della tre giorni di The Economy of Francesco, evento internazionale con al centro il Sacro Convento della città umbra, che avrebbe dovuto svolgersi in presenza e che si apre ora anche in streaming. Un summit che già da tempo è stato ribattezzato la “Davos francescana”, pensando sia al Santo che al Pontefice, e in particolare alle sue encicliche Laudato Si’ (2015) e Fratelli Tutti (2020).
Duemila giovani da 120 paesi, quasi la metà donne
Una chiamata alla quale hanno risposto da tutto il mondo. Dalla Guyana, dove c’è chi difende i diritti delle culture indigene sapendo che da lì passa il progresso, dai giovani del Sud Africa che guardano ai bisogni dei poveri perché è nella lotta alle disuguaglianze che si costruisce la fraternità, dall’Uganda dove, investendo nel microcredito, si conquista il diritto di far sentire la propria voce e di far crescere così una società più inclusiva e attenta alle donne.
C’è l’Argentina di Papa Francesco con una fabbrica di cioccolatini che guarda al bene degli operai più che al profitto. Tremila candidature sono arrivate da 120 Paesi: studenti, dottorandi, ricercatori, imprenditori di start-up, i cosiddetti “changemakers”, coloro che sono capaci di creare cambiamenti con un forte impatto sociale e quindi, in questo caso, promotori di attività economiche che mirano al bene comune. Un tessuto sociale attivo, entusiasta e ricco di proposte in ambiti diversi dalle nuove tecnologie, all’intelligenza artificiale, dal consumo responsabile alla tutela dell’ambiente. Duemila i giovani – : il 56% sono uomini e il 44% donne all’evento – ricorda Vatican News – organizzato con il contributo del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, della diocesi di Assisi, dell’Istituto Serafico, del comune di Assisi e con il supporto di Economia di Comunione.
Tra i relatori Jeffrey Sachs e il premio Nobel Yunus
Gli incontri online hanno visto la partecipazione di importanti relatori internazionali. Ad aprire le conferenze è stato l’economista Jeffrey Sachs, con “Perfecting Joy: three proposals to let life flourish”. Nel corso dell’evento è stata presentata la proposta di un Child Flourish Index, un indice per valutare il benessere dei bambini. Lo stesso prof. Sachs si è detto disponibile a collaborare al progetto: «Il Network per lo Sviluppo Sostenibile che dirigo ha elaborato diversi indici che riguardano la felicità, sulla base di dati e indicatori che riguardano anche il benessere infantile. Abbiamo bisogno di modalità pionieristiche e alcune di queste possono essere molto utili. Ci sono modalità nel mondo interconnesso che ci consentono di ottenere oggi queste informazioni da elaborare per poi proporre soluzioni agli operatori politici». La conclusione sabato con il messaggio di Papa Francesco. Previste conferenze con relatori tra cui il premio Nobel Muhammad Yunus e ancora, tra gli altri, economisti ed esperti quali Kate Raworth, Vandana Shiva, Stefano Zamagni, Mauro Magatti, Juan Camilo Cardenas, Jennifer Nedelsky, Sr. Cécile Renouard
Luigino Bruni: “Fino ad oggi siamo cresciuti distruggendo il pianeta”
Alla vigilia dell’incontro Luigino Bruni, professore alla Lumsa e responsabile scientifico dell’evento, ha rilasciato un’intervista a Vatican News. «La crescita è una delle parole chiave di quest’incontro, ma è anche una parola ambivalente, perché non tutte le crescite sono buone, come sappiamo. Anche i tumori possono crescere: ma non sono certo un fenomeno positivo» ha detto. Quindi «ci può essere una crescita che va bene: la crescita del benessere, dei beni relazionali, dei beni comuni… Ma non tutte le crescite sono buone in assoluto. Noi, ad esempio, siamo “cresciuti”, negli ultimi quarant’anni, distruggendo il pianeta, perché non mettevamo in conto gli effetti della crescita.
Eravamo tutti contenti di un PIL che cresceva del 3 o 4% l’anno. Peccato che mentre cresceva stavamo distruggendo l’ambiente naturale attorno a noi. Quindi certamente bisogna crescere, ma bisogna anche pensare allo sviluppo, a tante altre parole che non sono soltanto di tipo quantitativo. Perché quando si parla di crescita c’è sempre l’enorme problema che la si misura solo in numeri, in quantità, mentre tante dimensioni della vita umana si misurano in “qualità”. Un concetto che non rientra nelle contabilità nazionali ma che è essenziale».
Articolo di di Carlo Marroni per Il Sole 24 Ore
IL VIDEO MESSAGGIO DI PAPA FRANCESCO A CONCLUSIONI DEI LAVORI
L’economia di Francesco si è concluso ad Assisi con il video messaggio di papa Francesco al termine dei lavori dei gruppi dei giovani con le sessioni ‘Vocation and Profit Tool Box’, ‘Young enough to change the world’ e ‘We are all developing countries’, a cui hanno partecipato gli economisti Kate Raworth e John Perkins. Nel video messaggio il papa ha ringraziato i giovani per il lavoro svolto: “Non vi siete scoraggiati, anzi, ho conosciuto il livello di riflessione, la qualità, la serietà e la responsabilità con cui avete lavorato: non avete tralasciato nulla di ciò che vi dà gioia, vi preoccupa, vi indigna e vi spinge a cambiare”.
Poi ha spiegato l’idea originaria dell’incontro: “L’idea originaria era di incontrarci ad Assisi per ispirarci sulle orme di San Francesco. Dal Crocifisso di san Damiano e da tanti altri volti, come quello del lebbroso, il Signore gli è andato incontro, lo ha chiamato e gli ha affidato una missione; lo ha spogliato degli idoli che lo isolavano, delle perplessità che lo paralizzavano e lo chiudevano nella solita debolezza del ‘si è sempre fatto così’ (questa è una debolezza!) o della tristezza dolciastra e insoddisfatta di quelli che vivono solo per sé stessi e gli ha regalato la capacità di intonare un canto di lode, espressione di gioia, libertà e dono di sé. Perciò, questo incontro virtuale ad Assisi per me non è un punto di arrivo ma la spinta iniziale di un processo che siamo invitati a vivere come vocazione, come cultura e come patto”.
La vocazione del santo assisate è nata proprio da una sollecitudine a riparare: “Quando vi sentite chiamati, coinvolti e protagonisti della ‘normalità’ da costruire, voi sapete dire ‘sì’, e questo dà speranza. So che avete accettato immediatamente questa convocazione, perché siete in grado di vedere, analizzare e sperimentare che non possiamo andare avanti in questo modo: lo ha mostrato chiaramente il livello di adesione, di iscrizione e di partecipazione a questo patto, che è andato oltre le capacità”.
Rivolgendosi ai giovani ha chiesto loro l’impegno: “Voi manifestate una sensibilità e una preoccupazione speciali per identificare le questioni cruciali che ci interpellano. L’avete fatto da una prospettiva particolare: l’economia, che è il vostro ambito di ricerca, di studio e di lavoro. Sapete che urge una diversa narrazione economica, urge prendere atto responsabilmente del fatto che ‘l’attuale sistema mondiale è insostenibile da diversi punti di vista’ e colpisce nostra sorella terra, tanto gravemente maltrattata e spogliata, e insieme i più poveri e gli esclusi. Vanno insieme: tu spogli la terra e ci sono tanti poveri esclusi. Essi sono i primi danneggiati… e anche i primi dimenticati”.
L’impegno produce una cultura nuova, capace di cambiamento: “Abbiamo bisogno di un cambiamento, vogliamo un cambiamento, cerchiamo un cambiamento. Il problema nasce quando ci accorgiamo che, per molte delle difficoltà che ci assillano, non possediamo risposte adeguate e inclusive; anzi, risentiamo di una frammentazione nelle analisi e nelle diagnosi che finisce per bloccare ogni possibile soluzione”.
La cultura stimola nuove visioni: “In fondo, ci manca la cultura necessaria per consentire e stimolare l’apertura di visioni diverse, improntate a un tipo di pensiero, di politica, di programmi educativi, e anche di spiritualità che non si lasci rinchiudere da un’unica logica dominante. Se è urgente trovare risposte, è indispensabile far crescere e sostenere gruppi dirigenti capaci di elaborare cultura, avviare processi – non dimenticatevi questa parola: avviare processi – tracciare percorsi, allargare orizzonti, creare appartenenze”.
L’incontro sconfigge l’indifferenza: “Questo esercizio di incontrarsi al di là di tutte le legittime differenze è il passo fondamentale per qualsiasi trasformazione che aiuti a dar vita a una nuova mentalità culturale e, quindi, economica, politica e sociale; perché non sarà possibile impegnarsi in grandi cose solo secondo una prospettiva teorica o individuale senza uno spirito che vi animi, senza alcune motivazioni interiori che diano senso, senza un’appartenenza e un radicamento che diano respiro all’azione personale e comunitaria”.
Il futuro quindi può essere un tempo ‘speciale’: “No, non siamo costretti a continuare ad ammettere e tollerare in silenzio nei nostri comportamenti ‘che alcuni si sentano più umani di altri, come se fossero nati con maggiori diritti’ o privilegi per il godimento garantito di determinati beni o servizi essenziali.
Non basta neppure puntare sulla ricerca di palliativi nel terzo settore o in modelli filantropici. Benché la loro opera sia cruciale, non sempre sono capaci di affrontare strutturalmente gli attuali squilibri che colpiscono i più esclusi e, senza volerlo, perpetuano le ingiustizie che intendono contrastare. Infatti, non si tratta solo o esclusivamente di sovvenire alle necessità più essenziali dei nostri fratelli.
Occorre accettare strutturalmente che i poveri hanno la dignità sufficiente per sedersi ai nostri incontri, partecipare alle nostre discussioni e portare il pane alle loro case. E questo è molto più che assistenzialismo: stiamo parlando di una conversione e trasformazione delle nostre priorità e del posto dell’altro nelle nostre politiche e nell’ordine sociale”.
Per il papa il futuro è in ‘gestazione’: “Un futuro imprevedibile è già in gestazione; ciascuno di voi, a partire dal posto in cui opera e decide, può fare molto; non scegliete le scorciatoie, che seducono e vi impediscono di mescolarvi per essere lievito lì dove vi trovate.
Niente scorciatoie, lievito, sporcarsi le mani. Passata la crisi sanitaria che stiamo attraversando, la peggiore reazione sarebbe di cadere ancora di più in un febbrile consumismo e in nuove forme di autoprotezione egoistica. Non dimenticatevi, da una crisi mai si esce uguali: usciamo meglio o peggio”.
Il messaggio conclusivo è l’invito a dar vita ad una economia capace di visione: “Facciamo crescere ciò che è buono, cogliamo l’opportunità e mettiamoci tutti al servizio del bene comune. Voglia il Cielo che alla fine non ci siano più ‘gli altri’, ma che impariamo a maturare uno stile di vita in cui sappiamo dire ‘noi’…
Non temete di coinvolgervi e di toccare l’anima delle città con lo sguardo di Gesù; non temete di abitare coraggiosamente i conflitti e i crocevia della storia per ungerli con l’aroma delle Beatitudini. Non temete, perché nessuno si salva da solo. Nessuno si salva da solo.
A voi giovani, provenienti da 115 Paesi, rivolgo l’invito a riconoscere che abbiamo bisogno gli uni degli altri per dar vita a questa cultura economica, capace di far germogliare sogni, suscitare profezie e visioni, far fiorire speranze, stimolare fiducia, fasciare ferite, intrecciare relazioni, risuscitare un’alba di speranza, imparare l’uno dall’altro, e creare un immaginario positivo che illumini le menti, riscaldi i cuori, ridoni forza alle mani, e ispiri ai giovani – a tutti i giovani, nessuno escluso – la visione di un futuro ricolmo della gioia del Vangelo”.
Francesco
Articolo di Simone Baroncia su Korazyn.org