LA BELLEZZA DEGLI IDEOGRAMMI QUANDO SONO L’ESSENZA DI UN POPOLO- LA LEGGEREZZA DEL SEGNO CONTRAPPOSTA ALLA DENSITA’ DEI SIGNIFICATI- AMBIGUITA’ E SFUMATURE DEI KANJI GIAPPONESI, FRA I LABIRINTI DELLA MENTE E L’INGORGO DELL’ANIMA.
di kyokosuzumiya
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E’ accaduto che mi sono imbattuto nella bellezza degli ideogrammi, segni misteriosi ed enigmatici.
Tanto antichi da confinare con i miti, da precedere i geroglifici, per risalire ai tempi in cui l’uomo non sapeva dare ancora nome alle cose e le graffiava sulla roccia o le incideva, come per fermarle, sulla creta. Per dare loro il peso che parevano non avere, un’esistenza che pareva loro sfuggire. Segni che ancora non erano suono che si potesse sillabare, ma che restava catturato dal pentagramma della mente. Segni che già erano alla radice di ogni epopea e di ogni stirpe guerriera, anche nella forma delle amazzoni, come poi, ma molto tempo dopo, fu per i samurai e, nei nostri giorni, per i Manga.
Una bellezza ambigua perché affine al Potere, di cui sigillava il volere, raccontandone la storia, che fin dall’inizio non fu la cronaca di tutti ma il riverbero di quelle gesta imperiali, fissate per sempre nella ufficialità dei sigilli, dei nastri e delle pergamene.
Venne poi una dinastia, quella di HAN a dare un nome, li chiamò Kanji, ideogrammi che non solo trasponevano nello scritto i suoni, ma esprimevano idee, combinandole fra loro per trarne delle altre, in un gioco apparentemente infinito e astratto.
E per complicare le cose, il mondo fu scritto da destra a sinistra, il soggetto fu sempre sottinteso e la cortesia ammantò anche l’asprezza degli insulti e i rituali della guerra.
La bellezza degli ideogrammi sta tutta qui: nella leggerezza del segno contrapposta alla densità dei significati.
Le ambiguità e le sfumature del linguaggio corrispondono così ai labirinti della mente a all’ingorgo dell’anima.
Per meglio farlo tre sono i sistemi di scrittura nell’isola del Sol Levante (Hiragana, Katakana, Kanje), tutti presenti nello stesso testo, come in un alveare intere specie di insetti. Per la scelta di un linguaggio rispetto ad un altro, si guarda la ufficialità dello scritto, l’uso onomatopeico delle parole, la funzione di corsivo e di tondo, l’essere un nome proprio o comune, la traduzione in giapponese di parole straniere.
Gli accenti tonici si spostano da una sillaba all’altra alla ricerca di musicalità, quasi fossero delle farfalle che vagano di un fiore all’altro per succhiarne il polline. Preludio questo necessario se si vuole mantenere il discorso nel garbo urbano del bon ton, che è una dolcezza da cui non si può prescindere, come i trovatori nel dolce stil novo. Il linguaggio di cortesia ha una sola consonante vibrante: è la /r/, il soggetto è sottinteso, nessun pronome è pronunciabile, è bandito il genere e il numero, e tutto come un bouquet è avvolto in un florilegio di suffissi e prefissi, che sono un po’ come un inchino davanti ad una signora.
Ma ciò non bastava ad un popolo che vive di sfumature. Il linguaggio conserva, sotto sotto, la sua asprezza.
Ecco allora che nella frase gli attributi precedono il nome, gli avverbi i verbi, le proposizioni subordinate vengono prima delle principali. Un mondo capovolto, in cui le cose inanimate si animano: è la cosa che compie l’azione e diventa soggetto. L’animismo è alla base del shintoismo originale giapponese. Il termine Shintoismo è adattato dal giapponese Shinto (神道 Shintō, la “via dei kami”), che deriva dall’unione degli ideogrammi di origine cinese shin (神 shen, “spirito”) e tō (道 tao, “via”). La natura è sacra, ma non perché, al contrario dei pagani, un ente spirituale astratto (una divinità) viene ridotto a un oggetto materiale (p.es. una statua), ma perché è la natura in sé ad essere divina.
Voglio qui riprodurre due esempi di ideogramma in cui un concetto relativo al visibile e concreto si unisce ad uno astratto, il quale a sua volta si compone di due kanji concreti:
Chi fosse interessato a questo inesauribile argomento (e sorprendente) può iniziare con http://www.eticamente.net/47916/lo-shintoismo-laffascinante-religione-giapponese.html
Articolo di kyokosuzumiya, che inizia da oggi a collaborare a Ninconanco