Pubblico un capitolo del mio libro Cartoline da Parigi. Ancora una volta una donna, per completare la galleria dei ritratti delle protagoniste di quei anni a cavallo fra fine ‘800 e inizi del’900. In questo caso è Alice Prin, la più giovane, forse la meno fortunata, perché sopravvive ad un’epoca che non c’è più.
Alice fa in tempo a vedere il mondo sconvolto dalla seconda guerra mondiale e già avviato a chiudersi nella lunga fase di un’altra guerra, quella “fredda” che vede la contrapposizione di due blocchi antagonisti, quello occidentale e quello sovietico. Fa in tempo a scrivere le sue memorie, edite in Italia da Longanesi nel 1975 col titolo Le memorie di una modella. Ma lei era stata di più: la regina di Montparnasse. Le frasi riportate fra virgolette sono tratte appunto da questo suo libro.
Sulla figura di Kiki di Montparnasse, al secolo Alice Prin, va detto qualcosa.
Nel 1929 a 28 anni pubblica Mémoires, uno scarno resoconto dei suoi inizi come tuttofare e modella, a contatto con l’ambiente multietnico del quartiere che ha sostituito Montmartre nelle preferenze degli artisti. Anche lei legge le avventure di Fantômas, e quando riesce a mangiare va da Rosalie, in rue Campagne Primière, dove a volte incontra Utrillo e Modigliani. Vedendo Amedeo, confessa, di sentirsi tremare tutta, tanto è bello. Rue Campagne Primière la trovate uscendo dal métro a Raspail; è una tranquilla ed elegante strada di Montparnasse, per un tratto parallela con Passage d’Enfer che poi vi confluisce.
Kiki è anche artista di cinema e cantante, quando può si esibisce al Boeuf di rue de Penthièvre, strada sempre nel quartiere, adiacente all’odierno Hotel Bristol. Vale la pena, se amate la pittura contemporanea figurativa, visitare nella vicina rue Matignon la Galerie Fleury e la contigua Art France.
Intenso per Kiki il periodo di amore con il fotografo americano, dadaista/surrealista della prima ora, Man Ray.
Resta famosa la foto che ritrae Kiki sontuosamente nuda, di spalle, con sovrapposti i segni ad effe del violoncello all’altezza dei reni.
Fra i due, specialmente nel periodo in cui Kiki balla il can can al Jockey, sono frequenti le scenate pubbliche del geloso Man, spesso concluse a suon di ceffoni, pugni e stoviglie all’aria.
Il fatto è che Kiki balla mostrando le cosce (e non solo), tanto più che sembra non porti le mutande.
Trasgressioni, amori e dissolutezze, provocazioni gratuite, sono il lessico familiare delle giovani generazioni di quei mitici anni ’20.
Il libro tocca solo fugacemente questo clima e non restituisce nulla del loro valore epocale.
Ma, pur senza avere la statura delle donne che ho finora descritte, Kiki merita di essere ricordata, perché la sua vita e la maniera di affrontarla sono le stesse di tante donne di quegli anni, come lei venute dalla provincia, come lei povere, dai mille, saltuari, improbabili mestieri, compagne per sorte di artisti e scrittori destinati a diventare famosi; più per condividerne gli stenti che per capirne le opere o le idee, quando quest’ultime c’erano e affioravano dai fumi dell’alcool, dal grigiore del tedio, dalla atona, emarginata contemplazione del mondo e dalla sua comprensione.
Una Parigi crudele la sua, senza cuore, se non nelle persone semplici.
“Un giorno mi sono trovata sul boulevard Sébastopol, stanca da morire e giù di morale..Piango e non riesco a vedere più nulla, sono tanto scoraggiata..Poi una tale che batte il marciapiede mi mette una mano sulla spalla e dice:Va male la vita, eh, povera piccola? Non ho neanche una lira, ma eccoti quattro francobolli, prova a vedere se riesci a venderli!- Non ci sono parole per descrivere donne così. Loro sì, hanno un cuore.”
Nella prefazione alle Mémoires, Hemingway così descrive Kiki: “era molto bella da guardare. Aveva un corpo meraviglioso e una bella voce (quando parlava, non quando cantava); certamente dominò l’Epoca di Montparnasse più di quanto la regina Vittoria non abbia dominato l’Epoca vittoriana.” ).
Assurta grazie al suo libro a una certa notorietà, fa un poco di soldi… “ma quanto durano i soldi…soprattutto se siete una celebrità? (…), poi tenta senza molto successo di farsi pittrice, ma le sue opere, come lei stessa con obiettività riconosce “non valgono più di una cartolina illustrata” .
Nel 1940 Parigi parla tedesco, Kiki viene coinvolta in una storia di manifesti antitedeschi ed è ricercata dalla Gestapo.
Tenta allora la fortuna in America; sono passati 25 anni dai bei tempi di Montparnasse. Incontra a New York Papà Hemingway, asserragliato nel lusso dell’Hotel Waldorf-Astoria, gli scrocca del denaro, lo stesso fa con l’impresario editore Roth, cui a suo tempo aveva ceduto i diritti sulle Mémoires. Non riesce a inserirsi nella nuova realtà, Parigi le manca troppo. Rifiuta l’ospitalità dell’amica Francine e torna ancora a Parigi dove si perde nell’anonimato. La sua vecchiaia è una storia di decadenza; abusa di droga, si riduce a leggere la mano nei bristot. Né poteva essere diversamente; anche lei appartiene, come tanti, ad un’epoca che non c’è più. Muore nel 1953, non ancora del tutto dimenticata, e viene sepolta al cimitero del quartiere del quale era stata regina.
Di seguito potete vedere un filmato con foto di Man Ray e opere di Moise Kisling, amico di Picasso e Modigliani, che mostra parecchi ritratti che il pittore fece a Kiki.