Quando si incontrano due persone come il giornalista Domenico Iannacone e l’editore Marcello Baraghini la scena si fa allettante e la televisione pubblica riesce a far apprezzare la sua vera natura di servizio culturale, ben diversa da quella commerciale. Ma chi sono costoro?
Domenico Iannacone è da parecchi anni in RAI, dopo un apprendistato in terra molisana. Noto come autore e conduttore, è attualmente impegnato nel programma Che ci faccio qui io, storie di persone, spesso esemplari, quasi sempre visionarie, o testimoni di resistenza civile. A Iannacone piacciono i tipi curiosi, bordenline. Le persone, ama farle parlare, la fa con garbo, ma senza remissione, con un metodo che lui chiama socratico, incentrato sull’ascolto. E la gente si apre, parla e parla senza reticenze, perché si sente compresa, incoraggiata. La sua testa lucida, lo sguardo accondiscendente, l’espressione assorta ne fanno l’ideale confessore, se non proprio un confidente.
Quanto a Marcello Baraghini non è uomo che per parlare delle tante cose che ha fatto nella vita abbia bisogno di essere incoraggiato.
Oramai vecchietto, ma sempre lucido e indomabile, porta su di sé le cicatrici del mondo e il carico di tanti ricordi. Lasciata la casa in Romagna ancora minorenne, prende a vagabondare per l’Italia. Dagli anni ’60 risiede a Roma, il clima è quello della contestazione studentesca, della lotta per i diritti civili, in particolare divorzio e aborto. Prima socialista di unità proletaria, poi radicale, si unisce a Pannella con il quale fa un sodalizio lungo e fecondo, diventandone stretto collaboratore. Nel 1976 viene condannato come obiettore di coscienza a 13 mesi di galera. Lo salva l’amnistia, si rifugia in Maremma, a Elmo di Sorano, vicino Pitigliano, che rimarrà la sua residenza fino ad oggi.
“Marcello Baraghini è stato l’ideatore nel 1989 della collana Millelire. I Millelire, libri che hanno rivoluzionato il mercato editoriale, come si legge nella Piccola Enciclopedia Garzanti del 1993, si presentano come opuscoli con una veste scarna e priva di orpelli, al prezzo di 1000 lire (circa 0,52 euro). Il successo editoriale è enorme: nel solo decennio novanta vengono vendute 20 milioni di copie, di cui 2 milioni soltanto di Lettera sulla felicità di Epicuro a Meneceo” (fonte Wikipedia).
La sua casa editrice ha sede nel suo soggiorno, l’archivio come un’edera rampicante ha tracimato ovunque: in camera da letto, in bagno, sul pavimento, negli armadi fra i vestiti, dappertutto. Un disordine in cui si muove con disinvoltura, sventolando i suoi smilzi libretti, che continua a vendere on-line, a offerta libera. Mi dai quello che hai, che vuoi, purché tu legga.
Ora Marcello si è accorto che i giovani non hanno voglia di prendere libri in mano. Il sapere, la storia, le idee devono servirsi per circolare di altri mezzi. Ha inventato delle magliette con delle scritte, pensieri concisi, detti popolari, epigrammi, aforismi. I famosi 140 caratteri, anche meno. Dice che funziona, ed è felice, si sente che intravvedere il futuro lo riempie di orgoglio, lo fa sentire ancora sul pezzo, come si dice.
La galleria dei personaggi che hanno confidenzialmente aperto il loro cuore a Domenico sono oramai tanti: da colui che in Calabria si indebita per dare un pasto agli emigrati; all’insegnante che fa suonare il violino ai sordomuti totali; all’imprenditore veneto che compra i terreni per impiantarvi alberi, senza scopo di lucro, ma solo per il riequilibrio ambientale; a chi nell’inferno di Scampia apre un centro di lettura, ecc. Dice Iannacone all’ANSA: “i protagonisti sono “I Visionari”, uomini e donne che resistono provando a disegnare un domani migliore, a sorridere delle avversità che il destino ha riservato loro. Persone – spiega – che hanno deciso di andare controcorrente, senza considerare i giudizi e i pregiudizi altrui”.
Questi personaggi sono l’Italia più vera: dove ti aspetti di trovare un’umanità arresa, trovi la voglia di lottare; dove pensi che la solidarietà si sia inaridita, scopri delle risorgive inaspettate di altruismo e attenzione; laddove ti aspetti una astiosa rassegnazione, un fatalismo disarmato, trovi un entusiasmo inaspettato che supera e vince le realtà più brutte.