L’inutile superiorità scolastica del genitore 2 nelle iscrizioni online- “Il tempo che va molto più veloce di me, la vita che cambia, mia figlia che va alla quarta ginnasio, com’è possibile tutto cio?” Il tovagliolo non piegato per Annalena Benini diventa l’icona di una vita fuori posto e in cui non c’è spazio che per scrivere “ogni giorno articoli che parlano di vita quotidiana, di lavastoviglie caricate male, di bollini premio del supermercato, di figli che devono fare i compiti, di gruppi whatsapp dei genitori, di uomini con il borsello, di ansia per le vacanze, di colleghi di lavoro. Ti perdoniamo tutto, ogni affanno eroico, fuorchè di preferire come scrittore Francesco Piccolo.
E così, a pochi minuti dallo scadere dei termini di legge, e avendo già ricevuto una telefonata di sollecito, ho iscritto i miei figli nelle loro nuove scuole. Prima media e quarto ginnasio, la vita che cambia.
Seduta in cucina in mezzo ai piatti sporchi, il muso del cane sulle ginocchia, ho fornito un’enorme quantità di codici fiscali e ho risposto a tutte le domande, ho dichiarato che almeno uno di noi due adulti lavora, e anche che almeno uno dei due è laureato. All’inizio sbuffavo, pensando: ma che ficcanaso, perché devo scrivere cento volte il mio comune di nascita, cento volte la data, cento volte la residenza (moltiplicato per due) quando è già tutto nei documenti, e mi agitavo per l’inutilità di una procedura online così antica, ma appena ho letto: titolo di studio genitore 1 e titolo di studio genitore 2, mi è scattata la competizione scolastica. Avrei voluto fornire a quel punto anche voti, punteggio della maturità, compiti in classe di greco, tesi di laurea, spiegare che solo in matematica andavo molto male, ma per colpa del professore maschilista che mi odiava.
Mio marito fumava alla finestra e mi guardava con una specie di compassione, io gli dicevo chiudi la finestra che ho freddo, lui la chiudeva, io dicevo ma che puzza di fumo però, qui non si respira e poi tu non pieghi mai il tovagliolo. Perché sei così nervosa?, mi ha detto. Io nervosa? Non sono nervosa, vorrei solo non dover piegare per sempre il tuo tovagliolo. Non sono nervosa, ma non vorrei che il ministero dell’Istruzione pensasse che io e te siamo uguali, genitore 1 e genitore 2. Non siamo uguali, io sono la madre e a scuola ero brava. Non siamo uguali, io sono la madre e passavo le versioni, tu sei il padre e copiavi le versioni.
Sei nervosa perché sono finite le scuole elementari, e adesso anche le medie, ha detto lui soffiandomi il fumo in faccia. Sei nervosa perché è passato un sacco di tempo in un minuto. A parte il fumo in faccia, è esattamente così. Com’è possibile che mia figlia andrà in quarta ginnasio? Ho sentito un gran bisogno di abbracciarla e dirle, cioè dirmi, che andrà tutto bene. L’ho chiamata, non rispondeva, l’ho chiamata di nuovo, non rispondeva, l’ho chiamata una terza volta e mi ha risposto che c’èeeeeee, allora le ho urlato di venire immediatamente in cucina, pena la morte, in mezzo ai piatti sporchi e al tovagliolo non piegato.
Amore, togliti le cuffie dalle orecchie: ti ricordi quando ti portavo alla scuola materna per mano e avevo Giulio dentro il marsupio? Era bello vero camminare così? Mi ha risposto: no non mi ricordo, posso andarmene ora? No aspetta: sei almeno un po’ contenta di andare al liceo classico? Mamma, non mi interessa adesso, è gennaio, sto guardando una serie. Quale serie? Sex education. Non la puoi guardare, spegni subito, tolgo l’abbonamento, cambio la password, ti sequestro il telefono, ti iscrivo allo scientifico.
Secondo mio marito, quando sono nervosa dico cose assurde. A me sinceramente non sembra. Mi sembra assurdo che il tempo vada molto più veloce di me, mi sembra assurdo che nelle iscrizioni online non ci sia scritto da nessuna parte: andrà tutto bene. Mia figlia, in un momento in cui non aveva le cuffie nelle orecchie perché stava cercando su Amazon altre cuffie senza fili, ha detto che certo però questi anni di scuole medie sono durati pochissimo. Lo vedete che ho ragione: non sono io che sono nervosa, è questo tempo che fugge da tutte le parti, e ogni minuto c’è da fare una nuova iscrizione online, e ogni minuto c’è una nuova fotografia di noi un po’ più grandi, un po’ più vecchi. E ancora ogni volta mi chiedono di digitare l’indirizzo di genitore 1 e genitore 2, ma senza nessun riguardo per la mia superiorità scolastica. Lì in cucina, fra i piatti sporchi e quel maledetto tovagliolo, è arrivato anche mio figlio, e ha detto che lui però non vorrà mai andare a scuola da solo, neanche se questa prima media sarà molto vicina a casa. Vuoi che ti accompagni io per mano? Ha detto: non essere assurda, però comunque sì.
Articolo di Annalena Benini per il Foglio.it