Nonno Nanni

19 Mag 2015 | 0 commenti

Moretti Buy

Manifesto del film Mia madre con Moretti e Buy

Lo confesso: prima di oggi non avevo mai visto un film di Nanni Moretti. Forse qualche spezzone in tv, con colombelle rosse e caimani, lambrette come in Vacanze romane, battute su “esserci o non esserci” come mi si nota di più…. ecc. Perché l’uomo di film ne ha fatti, è prima o dopo, come in una malattia esantematica, doveva capitare pure a me di sorbirmene uno.  Ma la colpa è mia, me lo sono cercato l’abbiocco. Dell’ultimo film, in questi giorni in concorso al Festival di Cannes, dal titolo Mia madre, Tati Sanguineti, amico e collaboratore di Nonno Nanni, ci aveva dato il suo imbarazzato ma lapidario giudizio: è una schifezza, il peggiore di Nanni. Potevo tenermene alla larga. Poi leggo che, ohibò, il regista è testimone di tutti noi, “nel suo sofferto mettersi in discussione… nell’urgenza di testimonianza di autenticità… lui sempre sulle barricate (sia un altare o una macchina di presa) sferzante, irritato, irritante ed egocentrico”.( La Stampa).  Da Cannes giungevano, intanto,  notizie esaltanti di platee commosse e piangenti, di critici conquistati dal genio: un film profondo e sincero, un film sul cinema e sul rapporto tra realtà e finzione, un film che s’appresta ad essere un manifesto del nostro tempo complesso e problematico. La gauche au caviar fa il suo diuturno lavoro, come tarli nel legno. Loro, di manifesti se ne intendono e sanno come muovere la grancassa pubblicitaria. Non restava che andare.

Tatti Sanguineti

Tatti Sanguineti

La sceneggiatura non è il punto di forza del film: le due storie, quella della regista (Margherita Buy) sul set di un film operaistico, e della stessa  in quanto figlia al capezzale delle madre morente, non trovano punti di contatto, restano estranee e  scorrono parallele una all’altra; alle fine il set  sembra un pretesto per riempire una storia fragile che per reggere avrebbe avuto bisogno di una tempra drammatica che Nonno Nanni non ha. Anche i dialoghi non entusiasmano, specie sulla bocca di Giovanni- Moretti col suo periodare sentenzioso, anche quando si piega alle banalità quotidiane. Qualche timido tentativo di unire realtà e finzione ( evocare come ha fatto qualche critico lo spirito di Fellini è del tutto gratuito, non basta una carrellata davanti al Capranichetta) non riesce a dare maggiore ritmo e incisività all’azione che è troppo rarefatta e minimalista, anche quando dovrebbe non esserla. Né ci riesce la musica di Britten. Alla fine si rimane freddi e cortesemente annoiati. Quanto ai protagonisti: la prova di attore di Moretti è sobria, ma sottotono, anche se devo dire che, invecchiando, il suo sorriso si è fatto simpatico. La Margherita Buy, a disagio nei panni di regista, meglio come figlia, non riesce ad esprimere molto di più di quanto dicono i suoi occhioni mansueti. John Turturro, nel ruolo di un improbabile imprenditore italo-americano, è una macchietta napoletana con le sue intemperanze e amnesie assai improbabili: non conosce la parte, dimentica le battute e non fa che scompisciarsi sul set. Per la proverbiale professionalità attoriale americana è più di un insulto. Sarà per il solido mestiere che la sua prova rimane buona.

L'attore italo-americano John Turturro

L’attore italo-americano John Turturro

Alla fine l’impressione è che in Nonno Nanni le emozioni attraversano gli occhi, ma non vanno al cuore. Questo per un regista è un affare serio.  Esse di annidano nel cervello di Nonno Nanni, dove sbiadiscono e si appesantiscono di significati allegorici, didascalici e pedagogici. Questo è Mia madre: la storia comune di un lutto cui segue una crisi solo annunciata, ma che rimane anch’essa sulla piatta banalità esistenziale.

0 0 votes
Article Rating
Notificami
0 Commenti
Oldest
Newest Most Voted
Inline Feedbacks
View all comments

Potrebbero interessarti

REDDITO DI BOSSANZA

REDDITO DI BOSSANZA

Dal figlio del fondatore della Lega uno può legittimamente aspettarsi di tutto, anche che scriva «Dagli Appennini alle...

leggi tutto

Contact Us