Senza testimoni si perderà il ricordo della Shoah ? Da questo interrogativo parte Alberto Caviglia nel suo romanzo di esordio. Ma esso è ben posto, oppure più che il ricordo, che il tempo inevitabilmente sbiadisce, urge la necessità di ragionare e capire su come quegli orrori possano essere evitati da una umanità sballata e esausta?
Ho riso parecchio leggendo Olocaustico di Alberto Caviglia, pubblicato dalla casa editrice Giuntina. Ho riso tanto e sentendomi un po’ in colpa, perché probabilmente non si dovrebbe farlo leggendo di negazionismo e antisemitismo. Eppure qui succede e, alla fine, quel ridere è solo preludio di lacrime e sbuffi di disperazione verso un’umanità sballata ed esausta, che rotola sempre più nell’abisso del non ritorno.
Siamo in un mondo in cui a vincere il Premio Nobel per la medicina è l’inventore di un rimedio omeopatico contro il mal di testa. Un mondo in cui il Museo Ebraico di Berlino chiude nel totale disinteresse di tutti. Un’epoca in cui le fake news sono ormai diventate realtà, a forza di non essere controllate e smentite da esseri umani troppo pigri e ignoranti per farlo.
Negli ultimi anni i movimenti negazionisti si erano rafforzati in tutto il mondo, riuscendo grazie a un lungo lavoro di disinformazione a mettere in dubbio l’effettiva (e un tempo indiscutibile) portata storica della Shoah. Nonostante il loro numero fosse notevolmente diminuito, l’unico argine per contenere questa inquietante deriva era rappresentato solo dai pochi superstiti ancora in vita. I testimoni Infatti risultavano molto più persuasivi delle fotografie e degli atroci filmati sui campi di concentramento a cui la gente sembrava sempre meno interessata. Per questo lo Yad Vashem, per la prima volta nella sua storia, all’inizio del 2023 aveva avviato un’intensa campagna pubblicitaria invitando chiunque conoscesse un sopravvissuto che non avesse ancora rilasciato la sua intervista, a segnalarlo.
Questo è il mondo in cui vive David Piperno, giovane ebreo romano trapiantato a Tel Aviv con il sogno di diventare un regista famoso, magari girando La lucertola mutante, il film con protagonista una specie di Godzilla mediorientale, per cui ha attivato anche un crowdfunding che stenta a decollare.
Per sbarcare il lunario, David lavora per il Museo di Yad Vashem. Con l’amico Michael e una strampalata combriccola di tecnici si occupa di registrare i drammatici racconti dei sopravvissuti all’Olocausto.
Quei racconti che per anni il mondo ha considerato necessari alla conservazione della memoria e che ora sembrano diventati quasi del tutto inutili di fronte alle leggi emanate da alcuni governi, determinati a dimostrare la loro estraneità al massacro avvenuto durante la Seconda Guerra Mondiale.
Mentre il mondo fa dieci passi indietro rispetto l’esistenza della Shoah, il tempo si rende impietoso complice: l’ultimo dei sopravvissuti è appena morto, chi rimane ora a raccontare la realtà delle leggi razziali e dei campi di concentramento?
Ma il problema per David e la sua troupe è un altro.
Licenziati da Itai Blumenfeld, direttore del museo, costernato da quella morte e ormai rassegnato all’involuzione della coscienza collettiva, come riusciranno a campare?
Trovandosi di fronte a un bivio decisivo e capendo che la scelta che avrebbe preso in quel frangente avrebbe pesato per sempre sulla sua coscienza, Itai si alza allontanandosi da Assaf di qualche passo. Dopo aver dedicato l’intera vita alla ricerca della verità, ora, l’unico modo che aveva per proteggere se stesso e l’istituzione di cui era rappresentante era insabbiarla. Doveva mettere da parte l’intransigenza che come una naturale vocazione lo aveva sempre guidato verso la verità, o rimanere fedele ai suoi principi, sprofondando con essi in un abisso che non riusciva neanche immaginare quanto sarebbe stato profondo?
Fino a dove è giusto spingersi per i propri interessi? E può la stessa domanda avere risposta diversa, se gli interessi sono quelli di un popolo che è stato flagellato dal nazismo?
Alberto Caviglia ha scritto un romanzo distopico che dietro a irriverenza e ironia nasconde il coraggio di chi ha occhi ben aperti sul mondo e ne vede l’irrefrenabile declino. Un autore ardito, capace di trovare un nuovo linguaggio per raccontare senza retorica uno dei punti più bassi della storia dell’umanità.
Provocatorio, dissacrante, geniale in molti tratti – i dialoghi di David con i suoi amici immaginari Philip Roth e Itzhak Rabin, le fulminanti battute sui cliché e le grandi contraddizioni del popolo ebraico – Olocaustico è un libro che non passa inosservato, che diverte e angoscia, che semina decine di spunti di riflessione su complottismo e post verità e anche una gran voglia di chiudersi in casa aspettando la fine del mondo.
Perché di questo passo arriverà, e non sarà certo colpa di una grossa lucertola radioattiva. Un libro per chi ha proprio tanta voglia di una trama molto originale
Articolo di Elena Giorgi In Leggiamo
Elena Giorgi è l’ideatrice e coordinatrice del gruppo di lettura Absolute Beginners dedicato agli scrittori esordienti, presso la libreria La Scatola Lilla di Milano (via Sannio 18 – linea gialla fermata MM Lodi T.I.B.B.). Gli incontri, che hanno cadenza mensile, hanno per argomento un libro scritto da un esordiente italiano e pubblicato da una casa editrice indipendente. Si precisa sul blog: “Un modo per scoprire insieme nuovi autori e case editrici non convenzionali, ma anche per avvicinarci ai processi di pubblicazione. Un gruppo per lettori particolarmente curiosi, che strizza l’occhio anche a chi ha un libro nel cassetto ma non sa da che parte iniziare.”