Nelle sue Piccole storie senza morale, Alfred Polgar scrive “del lento, ma sicuro processo di ottundimento, paralisi, sordità, frammentazione, e infine necrosi della capacità di giudizio, causati dalla lettura regolare dei giornali. Polgar scriveva all’inizio del 900, ma le cose possono dirsi cambiate?
Gli esempi del conformismo, dell’autocensura oramai abituali in gran parte della stampa sono sotto gli occhi di tutti. Gli stessi assetti societari, un miscuglio fra lobby industriali, bancarie e politiche, non sono altro che la logica conseguenza della concezione della stampa come strumento di condizionamento della pubblica opinione e dei giornalisti velinari come “usignoli dell’imperatore”.
Non paghi di ciò, i proprietari della testate hanno preteso e ottenuto che venissero sollevati dallo stesso rischio imprenditoriale, prevedendo il finanziamento pubblico, addirittura sulla base della tiratura e non delle copie vendute. Una lodevole eccezione: Il Fatto di Padellaro.
In questo scenario, la nascita di movimenti come il M5S appare utile, non solo per innestare un rinnovamento reale delle istituzioni, ma anche per ripristinare condizioni di autentica libertà di stampa, che sia specchio del pluralismo, non reticente o distorcente della realtà sociale.
La proposta di abolire il finanziamento pubblico, accompagnata dal divieto di proprietà in mano alle lobby economiche, in chiaro conflitto di interesse, e dallo smantellamento del sistema televisivo pubblico (una sola rete senza pubblicità, le altre sul mercato) sono le riforme necessarie per garantire che l’Italia passi dalla situazione di ottundimento, di cui Polgar scriveva, ad una di autentico libero formarsi dell’opinione pubblica e di consapevolezza maggiore su come affrontare la crisi che abbiamo di fronte.