ALLA GAM, ALLA GALLERIA NAZIONALE E A PALAZZO MERULANA A ROMA UN VIAGGIO NELLA PITTURA DELL’800- SULL’ALTARE LAICO DEL VOYEURISMO FIGURATIVO LEI APPARE, FRA EROTISMO SUBLIME E NUDITA’ ACCECANTI.
Donne tra pittura e scultura, donne italiane dall’Ottocento risorgimentale al presente chirurgicamente resurrezionale, donne che si prendono la piazza del quadro con la forza centrifuga del femminile, con un erotismo carico di sagacia e splendore elettrico, donne di energia cavalleresca al centro di un riuscito intreccio espositivo in quel di Roma, nella città che più femmina di così non si può. Il capitale della Capitale è proprio l’universo di magnifiche donne che da sempre, in controcanto a politici e uomini di Chiesa, tengono le redini dell’apparato sentimentale e sessuale, accrescendo la sostanza di un’indipendenza conclamata, al punto che, forse, dovrebbero gestire l’intero Parlamento italiano, riequilibrando il pathos tra vizi privati e pubbliche virtù.
Prima fermata: DONNE (a cura di Federica Pirani, Gloria Raimondi, Arianna Angelelli, Daniela Vasta) alla Galleria d’arte moderna di Roma Capitale. E’ un viaggio nella pittura italiana dall’Ottocento al presente, tra madame artiste e uomini che eleggevano una Lei sull’altare laico del voyeurismo figurativo.
Non mancano le sorprese, in particolare tra nomi “minori” con pezzi di stazza “maggiore”: su tutti Ildebrando Urbani (1901-1985) con una signora a mezzobusto di profilo, cremino in mano, occhiale alla John Lennon, camicia da bon ton Prada, cappellino bordeaux e un accenno di baffetto. Trasportata nel presente transgender, sarebbe un’eclettica consulente, ambito design o moda, con domicilio milanese, tacco cinque, dieta a chilometro zero e millemiglia a punteggio massimo.
Da evidenziatore anche Vincenzo Irolli (1860-1949) con un quadro sensazionale. Si vede una donna in attesa dietro le veneziane chiuse, nel mentre una luce diurna filtra dal legno e lei, elegantissima con malinconia, vola mentalmente verso lontani spazi a noi preclusi. Camillo Innocenti (1871-1961), altro artista da appuntarsi con foto su Instagram, affonda l’occhio sul corpo nudo e sensuale di una sultana dai sapori meticci, distesa tra coltri lussuose mentre noi spettatori, piccoli voyeur da smartphone nevrotico, ne cogliamo il clima universale e mondano.
Con le opere di: Antonio Allegretti, Giacomo Balla, Emanuele Becheri, Vanessa Beecroft, Émile Bourdelle, Vincenzo Camuccini, Niccolò Cannicci, Natale Carta, Adalberto Cencetti , Guglielmo Ciardi, Antonio Ciseri, Tranquillo Cremona, Lorenzo Delleani, Marianna Dionigi, Giovanni Dupré, Francesco Fabj-Altini, Pietro Galli, Frederic Leighton, Étienne-Jules Marey e Georges Demenÿ, Girolamo Masini, Antonietta Raphaël Mafai, Paolo Meoni, Domenico Morelli, Giovanni Muzioli, Giacomo Favretto, Giacomo Grosso, Filiberto Petiti, Alessandro Piangiamore, Francesco Podesti, Barbara Probst, Medardo Rosso, Cesare Tallone, Scipione Vannutelli. FINO IL 5 MAGGIO 2019
Tra le donne artiste merita l’evidenziatore Virginia Tomescu Scrocco (1886-1950) con una pittura di erotismo sublime, un gioiello con due nudità accennate in un tenore domestico alla Bonnard, uno di quei lavori che colgono l’istante perfetto nel silenzio estivo di una giornata qualunque. I nomi maggiori con opere splendide non mancano, da Giulio Artistide Sartorio ad Antonio Donghi, ma su tutti citerei Giacomo Balla con “Il dubbio”, un ritratto femminile che non sfigurerebbe nelle gallerie di Uffizi e Louvre, uno di quegli sguardi che contiene la vertigine degli opposti e la lucentezza realistica del sublime. Quei due occhi ci seguono fuori dal museo, verso la città rumorosa e turistica, in direzione di Santa Maria Maggiore e via Merulana, dove proprio Balla inventa una linea di dialogo nella mappatura femminile della città.
Seconda fermata: GIACOMO BALLA a Palazzo Merulana. Il luogo prima di tutto, una recente e bella novità nel panorama cittadino, un tributo al Novecento italiano già diventato riferimento museale tra Colle Oppio ed Esquilino. Qui, tra i capolavori stanziali della collezione Cerasi, un Balla ad alto realismo si veste di femminilità e bellezza cinematografica, tra echi letterari e teatrali, sentori Déco e Nouveau, un flusso atemporale che è il controcanto a colori dei bianconeri fotografici di casa Luxardo. Scoprirete anche un Futurballa sui toni del giallo, una figura femminile che fonde assieme geometria, linee dinamiche e fasci luminosi. Giacomo Balla sembra il padre putativo di tutta la fotografia erotica del Novecento, da Carlo Mollino a Guy Bourdin, un caposaldo della pittura che ti ammalia e adesca con la carta di una bellezza mai ferma, in cui senti gli odori delle stanze e i rumori della città che sale. E’ la Donna al centro di ogni prospettiva, con il suo status solare e tolemaico, con una forza che irradia energie come fosse il motore da cui nasceva ogni velocità futurista.
Terza fermata: RAGIONE E SENTIMENTO (a cura di Chiara Stefani e Massimo Mininni) a La Galleria Nazionale. Qui si torna alle radici del museo romano, alle narrazioni visive di un Ottocento italico che merita nuove attenzioni storiografiche. Poche cose in Italia sono state sottovalutate come la pittura della seconda metà dell’Ottocento. Tempo perso, ad oggi, la ricerca dei colpevoli, semmai ripartiamo da queste collezioni per disegnare nuove mappe espositive in cui ammirare la modernità erotica di un Giovanni Boldini che si intreccia ai tanti artisti apparentemente “minori”.
La locandina di RAGIONE E SENTIMENTO, mostra alla GALLERIA NAZIONALE
Domenico Morelli e Antonio Ciseri sono esempi utili per scovare una figurazione senza retorica, immersa in una femminilità domestica eppure mitologica, semplice ma letteraria per echi e atmosfere. L’ispirazione al romanzo di Jane Austen non è casuale, le atmosfere in mostra giocano sui silenzi e sugli impliciti della scrittura, lasciando agli spettatori la continuazione mentale del racconto, coprendo il prima e il dopo con le immaginazioni oltre l’immagine. Quando si parla di donne, non dimentichiamolo, conta l’evidenza ma anche il nascondimento, la tensione del desiderio, l’assenza parziale e il piacere degli accenni. Proprio per questo la bella figurazione non cade mai nel pornografico o nel vizio figurativo; al contrario, l’armonia femminile alimenta l’erotismo pittorico come un aggettivo virtuoso, un colore primario che ci accompagna nell’estasi di un piccolo ma indimenticabile istante.
Articolo di Gianluca Marziani per Dagospia
In copertina l’opera di Giacomo Balla: Il dubbio