Nel freddo i profumi si possono distinguere meglio di quando fa caldo. L’effluvio è un bene effimero da cogliere come un privilegio nel giardino ancora in letargo, dove però le piante sentono già la primavera
Nell’aria tersa di questi giorni tutto si staglia più cristallino e definito: perfino i profumi sono quasi materici: se abbiamo la fortuna di incrociarli, ci possiamo immergere nel loro alveo etereo. Col freddo si possono distinguere i profumi uno per uno: sono puri e diversi rispetto a quando fa più caldo. Mi ci immergo e ne seguo la scia nei parchi di Milano ritrovando pensieri che avevo lasciato altrove in giardino.
Qualche giorno fa ho postato su Instagram la foto di un Prunus mume in piena fioritura nel mio giardino di Piuca: le poche parole che accompagnano la foto avrebbero dovuto poter condividerne il profumo speziato e tenace. Questo precocissimo albicocco giapponese ha fiori stupendi che sanno un aroma intenso che non si altera durante la loro intera fioritura. Penso sappiano di chiodi di garofano e mandorle: un sentore da percepire con discrezione, un bene effimero da saper cogliere come un privilegio in anticipo sul giardino ancora in letargo.
Non riusciamo a fare molto caso alla qualità della luce naturale, ma le piante, ovunque si trovino, non perdono mai la loro capacità di riconoscere i cambiamenti delle ore di sole e questo prunus vede già la primavera. Ci sono fiori belli che però hanno fragranze inconsistenti se comparate alla loro perfezione, poi ci sono fiori che cambiano odore nel tempo effimero della loro vita. La percezione degli aromi non è un dato universale e dipende dallo stato d’animo, oltre che da quello di salute.
Temperatura e umidità dell’aria influiscono sulla percezione olfattiva, è per questo che alcuni profumi si sono evoluti con le piante per rendere più efficace la fioritura. Come percepiscono il profumo gli insetti impollinatori? Quando all’inizio dell’inverno fiorisce l’edera dei boschi le api impazziscono, sarà perché quell’odore evoca già di per sé una fragranza cerosa, quasi di miele. Il calicanto, o meglio il Chimonanthus, invece attira bombi e mosche malgrado se io fossi un ape penso non saprei starne lontano. La Lonicera fragrantissima fiorisce tutto l’inverno e sa lo stesso profumo del caprifoglio primaverile ma con un tocco di limone in più.
Tra le piante che preferisco invece per gli ingressi c’è la Daphne odora, perché emana onde di profumo persistenti che dal giardino riescono a seguirci dentro casa. È una pianta nata per darci il benvenuto: è sempreverde, discreta, ama crescere in posizioni riparate: fiorendo per mesi seduce chiunque le passi vicino. Nei giardini il profumo rappresenta un effetto sorpresa che segna la memoria quanto l’immagine di una fioritura appariscente: ognuno di noi associa la memoria di un luogo a un odore o un profumo più che a un colore.
Il ricordo della casa dei miei nonni sa di foglie di bosso, l’inizio delle vacanze estive di fiori di ligustro, il mio compleanno odora di fiori di nespolo, quello di mia figlia Bianca di rose muschiate e di erba tagliata. La Sicilia d’inverno sa di foglie macerate di Jacaranda lo stesso gusto delle caramelle di zucchero della mia infanzia. Le foglie di Escallonia illinita odorano di curry, qualcosa di simile all’estate del Mediterraneo, anche se l’Helicrisum italicum ha un accento più amaro. Per me la fragranza di questo cespuglio anonimo è la “colonna sonora” dei giardini di Kew Gardens nelle mattine tiepide e umide di fine primavera. Invece il profumo erboso e dolce dei fiori di Petasites fragrans che sbocciano a febbraio tra i fili d’erba congelati, sarà per tutta la vita il ricordo dell’amica che me ne ha regalato una zolla. Le Camellia sasanqua bianche hanno odore dei tè cinesi fermentati, di che vengono venduti in formelle stampate. Mentre i fiori invisibili dell’Osmanthus fragrans sono seducenti come una bella ragazza senza trucco.
In giardino ci sono tanti profumi di piante che rimangono nascoste allo sguardo di chi non le conosce. Nei giorni tersi d’inverno, in cui il termometro fluttua sopra e sotto lo zero, i raggi di sole debole muovono l’aria che porta con sé un odore di caffè tostato che evoca un tepore caldo: sono gli steli di Euphorbia characias pieni di mazzi di fiori verdi. È una pianta che appartiene all’ambiente delle piante argentate mediterranee che invece fanno pausa. Almeno fino a quando, con una fiammata color ruggine, i dolci fiori di violacciocca non riaprono le danze primaverili.
Nei passaggi stretti del giardino ci dovrebbe essere sempre una pianta di limoncina, perché è impossibile resistere a strusciarsi le mani sopra le sue foglie che, anche quando sono secche, conservano il loro fenomenale aroma citrino. Di solito non raccolgo i fiori del giardino ma, in questa stagione non so resistere ai Narcissus tazetta: un bulbo spregiudicato che con indomito coraggio sfida l’inverno. In giardino è facile trovarne steli abbattuti dal freddo, allora ne faccio un mazzo che metto in casa. Qualche giorno e l’aroma fresco di questo narciso si trasforma in odore di urina di cavallo: uno scherzo della natura che mi fa sempre sorridere un po’.
Antonio Perazzi , botanico e paesagista, per Il Foglio Quotidiano