SALONE SENZA USO DI LETTURA

21 Mag 2017 | 0 commenti

 

 

SI CHIUDE CON SUCCESSO DI PUBBLICO IL SALONE DEL LIBRO DI TORINO- RESTA LA DOMANDA: MA PERCHE’ LA GENTE NON LEGGE E POI PARTECIPA IN MASSA  A QUESTI EVENTI?- COLPA DEGLI EDITORI, PENURIA DI AUTORI, O PERCHE’, PER CAPIRE LA VITA, BASTANO 140 CARATTERI?  

 

Avevo giurato a me stesso che non ci sarei più andato. Un amico mi chiama: dai, vieni, che presento il mio libro. Tergiverso, ho già il suo libro, con tanto di dedica, magari, se posso.. Ma è il secondo assalto quello sotto cui soccombo. E’ un congiunto. Al Salone, la sua segretaria, una rumena, presenta il suo libro. Vuole che ci vada per rappresentarlo, lui è all’estero. Dialogo telefonico:

Una rumena? E scrive?

Perchè non scrivono i rumeni?

Ma in italiano?

Sì, in italiano.

Ma è brava?

Non so, credo, se glielo hanno pubblicato…

Ma di cosa parla?

E’ un libro per bambini…

E che c’entro io? Respiro.

Oggi sono quelli che tirano, sul mercato, insieme a Montalbano.

Allora è per questo che anche a Saviano hanno pubblicato quello della paranza…?

Che c’entra, quello non è letteratura per bambini, mi dice spazientito.

Ma se parla di bambini già nel titolo, gli faccio.

Ma che bambini – mi replica- quelli sono camorristi!

Ma che fai discrimini? I bambini sono bambini.

Senti, non cominciare… Vacci e basta!

 

Ed eccomi qui nei vecchi capannoni del Lingotto di Torino, al Salone internazionale del libro, giunto al 30° anno. Li dimostra tutti, forse anche di più.

Già dal manifesto, intitolato: oltre il confine. Si vede una donna di spalle che guarda lontano, arrampicata su un libro aperto, posto a cavalcioni di un muro. Chiara allegoria del potere della lettura. Forse una scala, con gradini fatta coi libri, sarebbe stata più comoda e stabile. Così, il manifesto, è un’allegorica, irresistibile icona alla inappetenza profonda (di lettori) e alla bulimia (di libri). Quella povera donna lassù fugge dalla realtà, raggelata dalla visione di un tramonto editoriale sempre più cupo? Poco convinto entro, depositando il modesto obolo.

Di internazionale, il Salone ha soprattutto le dimensioni: 30 sezioni, 27 tipologie, centinaia di espositori, soprattutto nostrani, e di editori (secondo l’Istat in Italia parliamo di oltre 2 mila), quel mondo sommerso e intonso che rispunta ad ogni acquata, come i funghi, poi si iberna. Gli eventi, cronologicamente scanditi dalle 10 antimeridiane alle 20 di sera, sono centinaia ogni giorno, inesorabilmente sovrapposti a decine nella stessa fascia oraria. Gli indecisi, titubanti, incerti o tentennanti è meglio stiano a casa, per non soffrire del noto male morettiano: mi notano di più se…… Anche i visitatori non mancano, anzi è un successo come non mai! (dai, che la crisi è passata e l’abbiamo messa in quel posto ai milanesi arroganti…). Il traguardo dei 100 mila è lì a portata di mano, e senza truccare i numeri, questa volta. Grazie alla politica dei prezzi, agli esoneri scolatici, al riguardo verso categorie protette, anziani, volontari, umarel (nota classificazione sociologica by Nicoletti) sono scesi a frotte: eccoli lì caotici, variopinti, chiassosi, straripanti. Assediano, più che gli stands, i posti di ristoro, in una calca sudata, per contendersi un pezzo di pizza, circondati dal fumo grigiastro di toast bruciacchiati. Le scolaresche sono un po’ come sciami nerastri di cavallette, si ammassano inesorabili, diventano un muro invalicabile. Qualcuno già stanco dorme rannicchiato in un angolo, sotto uno scivolo, la testa sullo zaino.

Foto Marco Alpozzi – LaPresseTorino 

Trovare le case editrici, gli spazi dei dibattiti è laborioso. Una volta dentro, l’assordante rumore ambientale impedisce l’ascolto dell’oratore. L’impressione è di essere immersi in una serra tropicale, in una babele capricciosa di suoni e parole senza senso.

Solo dopo (ahimè!) scopro che gli organizzatori hanno messo in piedi un buon servizio di streaming che permette di partecipare agli eventi ritenuti più importanti o rappresentativi. Anche la copertura radiofonica è egregia, con interi pomeriggi dedicati al Salone da Rai3. Gli organizzatori, nel braccio di ferro con Milano, (parliamo sempre di un mercato di 1.200 miliardi di euro) hanno avuto la buona idea di aprire il salone off, il quale, come un fiore notturno, si dispiega quando quello del Lingotto chiude (o quasi), ma in forma decentrata, cioè disseminato sul territorio. Hanno in po’ esagerato, poi, perché più che disseminato in realtà hanno polverizzato gli eventi nei posti più improbabili: ne ho contati 400, sbaglio?  

Foto Marco Alpozzi – LaPresse Torino

Un’altra furbata, dal sapore tutto politico, è quella del Superfestival, una iniziativa che dà parola e visibilità ai festivalieri italiani, con l’idea di un coordinamento fra di loro: velleitaria, che non eviterà sovrapposizioni e concomitanze, ma è sempre un primo passo per uscire dal provincialismo che ci rende un po’ tutti degli eremiti di massa (copyright Nicholas Negroponte).

Oggi 21 maggio si chiude in bellezza (si fa per dire). Sul palco il divo anticamorra Roberto Saviano, che esordisce con un elogio alla lentezza: parlare, ascoltare, sfogliare. Sì, magari accanto al fuoco e una coperta sulla gambe. In quella bolgia? Abbiamo visto cose diverse lui e io.

Mentre esco, in preda all’arsura (non ho osato nemmeno avvicinarmi alla calca pizzaiola e di bagni non c’è che una incerta, remota indicazione), sento una spina che mi tormenta: ma quelli che ho visto sono tutti lettori o aspiranti scrittori? Ricordo che già Leopardi lamentava di quanto, a metà dell’ottocento, fossero scarsi i lettori.

A casa consulto le statistiche Istat: vengono pubblicati ogni santo giorno 215 titoli, pari a oltre 62 mila di carta e 57 mila digitali all’anno; in commercio (senza contare quelli vecchi ancora in circolazione) ci sono oltre un milione di libri; dal 2013 ad oggi i lettori sono diminuiti progressivamente, reggono solo i ragazzi e le donne; nel totale il 42% circa degli italiani dichiara di non leggere più di un libro all’anno. Ogni famiglia non spende in un anno più di 11 euro per libri,… scialacquatrici!

Dunque? Questa kermesse che senso ha? A cosa serve? Va bene una vetrina per incontrare gli autori, magari per tentare una presentazione dei loro libri, ma tutto questo è poi utile? Ma, forse sono io, come al solito, a farmi troppe domande. L’importante è partecipare….. ( o forse no?) Per la cronaca: Nanni Moretti non si è visto.

 

 

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