LA SVOLTA GANDIANA DI SALVINI CHE SCOPRE IL DIALOGO– QUANTE STORIE PER QUALCHE BUU ALLO STADIO, UN NEGHER RIMANE UN NEGHER, MA E’ UN PO’ COME LA MAMMA.
Dalla tolleranza zero al dialogo
Ai tempi della scuola non esisteva frase più ricorrente. Era una sorta di mantra che accompagnava le tue giornate. Dall’autobus in cui viaggiavi stipato come sardine prima di essere vomitato fuori come un missile sputato dalla rampa di lancio. All’attesa della campanella fuori scuola, quando arrivavi prima. Il nostro “e spegni quella sigaretta” era “nun mettere ‘e mamme mmiezo”. Alla cosiddetta ricreazione, o comunque a un incontro nei corridoio o nei bagni. Succedeva che talvolta il suggerimento non veniva recepito e allora erano mani che partivano, braccia che si aggrovigliavano, volti che si arrossavano. Insomma le mazzate. Perché ‘a mamma è semp’a mamma. Come ha ricordato il ministro dell’Interno Matteo Salvini in una lettera alla Gazzetta dello Sport. Lettera che va immediatamente consegnata al Moma, o a un qualsiasi Guggenheim. Ma guai a sottovalutarne gli effetti.
Oggi – ma questo è un inciso – l’adolescente di casa mi informa che le nonne sono più utilizzate delle mamme nelle schermaglie verbali. Non lo diciamo troppo in giro sennò schiere di sociologi vorranno spiegarci il perché.
Torniamo a Salvini e alla mamma. Se digitate su google Salvini e tolleranza zero vi esce di tutto. Tolleranza zero contro gli spacciatori. Tolleranza per chi minaccia Ilaria Cucchi. Tolleranza zero per chi ha colpe: sì, proprio così, per chi ha colpe. Tolleranza zero per le discoteche. Tolleranza zero per i carabinieri aggrediti. Tolleranza zero per gli sgomberi. Tolleranza zero per le scuole sicure. Tolleranza zero contro i nomadi. E così via, divertitevi da soli.
A quest’elenco si è aggiunta un’altra voce: i violenti da stadio. “Tolleranza zero contro i delinquenti – così ha scritto alla Gazzetta – ma no a chiusure degli stadi né di settori, sono contrario al divieto delle trasferte. La responsabilità è sempre personale”. Che è un principio anche condivisibile, se solo si mettessero in piedi strumenti per individuare i responsabili.
E ancora: no a sospendere le partite per insulti razzisti. Perché intendiamo difendere i giocatori beccati per il colore della pelle, ma non quelli a cui si insultano le madri? Qual è il confine tra l’insulto razzista e l’insulto e basta?”. E addirittura lo sdoganamento del dialogo: «I problemi non si risolvono solo con la forza, quando è possibile. È meglio dialogare e inchiodare tutti alle proprie responsabilità». Una svolta gandhiana. Un giorno all’improvviso – per rimanere in clima stadio – Salvini scopre il dialogo.
Se tutti i razzisti votassero Salvini, avrebbe la maggioranza bulgara
Ci sono molte chiavi di lettura per interpretare Matteo Salvini. Ma non fermatevi a quella razzista. Che c’è, ovviamente. Salvini sta tutelando il suo bacino elettorale. Ma non solo. Va oltre, vuole ampliare quel bacino. Non solo tutela i cori razzisti, non solo vuole convocare i “tifosi” organizzati al Viminale. Mette la mamma al centro del villaggio. E ora la mamma sarebbe meno importante di un negro? La mamma è sempre la mamma, così come un negher è sempre un negher. Sono le basi. E in fondo quante storie per qualche buu. Salvini mostra di conoscere l’Italia e gli italiani che non sono soltanto quelli che votano per lui. Perché non è affatto vero che tutti i razzisti votino per Salvini. Altrimenti avrebbe una maggioranza bulgara.
Salvini è probabilmente il primo ministro dell’Interno che realmente conosce le dinamiche da stadio. Va detto. Ce ne siamo accorti con Luca Lucci, aggiungerete voi. Anche, ma non solo. È il primo ministro dell’Interno che parla degli stadi non per sentito dire. Le sue tesi sono sposate da tante persone che si definiscono di sinistra e che frequentano gli impianti di calcio. E che da sempre hanno considerato i buu e i cori di discriminazione territoriale alla stregua di cori da stadio. Ora dovrebbero fare un passo avanti, alzare la mano e dire: “sì, ha ragione Salvini, siamo con lui. Lo stadio è una zona franca e lasciatecelo frequentare in santa pace. Anche perché, a ben vedere, dando uno sguardo ai numeri, non accade quasi nulla. Non siamo mica l’Argentina, quello è un paese violento”.
C’è tanta Italia fuori dall’Europa calcistica
Non avranno il coraggio di dire “ha ragione Salvini” ma lo pensano e fino a ieri hanno dette le stesse cose. Hanno da sempre ironizzato sul modello Thatcher. Si sono dati di gomito ricordando quando accompagnavano i duelli Bagni-Junior con i loro buu-buu-buu (più cadenzati, modello scimmia). Salvini, in fondo, li ha smascherati. O, forse, ha offerto un loro un riferimento politico. Del resto se in Italia fosse esistita una reale indignazione sociale per il razzismo, non saremmo mica arrivati agli ululati di San Siro contro Koulibaly. Il fenomeno sarebbe stato arginato molto prima. Manca la comprensione culturale del fenomeno.
Come scritto l’altro giorno, dopo il comunicato della Uefa che ha condannato la mancata sospensione di Inter-Napoli, l’Italia si è messa fuori dall’Europa. Né il presidente della Figc Gravina né il rappresentante degli arbitri Nicchi hanno criticato la direzione di Mazzoleni. E oggi Salvini accorre in loro difesa: “Inter-Napoli non andava sospesa”. E sulla sua linea c’è anche Andrea Agnelli. Senza dimenticare che tutti, tutti i presidenti di Serie A votarono per l’annacquamento delle pene per la discriminazione territoriale. C’è tanta Italia che è fuori dall’Europa calcistica. Salvini, evidentemente, lo sa.
Salvini ha colto nel segno. Ha ricordato Berlusconi quando aprì al condono edilizio. I ma e i però nei salotti buoni della sinistra si sprecavano. “Faremmo finalmente la cameretta per Roberta”. E ora vogliamo paragonare la mamma a un negro?