Il gruppo Feltrinelli è divenuto l’ azionista di maggioranza della Scuola Holden, l’ accademia di scrittura creativa fondata da Alessandro Baricco a Torino nel 1994. Feltrinelli da qualche giorno ne detiene il 51,5%, di fatto controllandola. La Holden, nata in origine come una sorta di bottega per aspiranti scrittori, alla maniera dei writing workshop americani, negli anni è cresciuta sempre più.
Sono arrivati nuovi partner finanziari – come appunto Feltrinelli, inizialmente al 31,5% – che ne hanno permesso l’ ampliamento mediante l’ acquisto, per esempio, dell’ ex caserma Cavalli, un edificio storico di 5000 metri quadrati. Anche i corsi si sono evoluti, affiancando alla scrittura ogni tipo di media; come pure si sono evoluti i docenti, ormai tutti nomi che chiamano (molti provenienti dal parco autori Feltrinelli) invitati a tenervi costosi master o molto reclamizzate lezioni.
Sicché oggi il gruppo editoriale Feltrinelli, il quale già pubblica distribuisce e controlla diverse case editrici (tra possedute e partecipate siamo circa a una decina di marchi), si perfeziona con un ultimo prezioso tassello, quello dell’ ideazione dei contenuti. Ora Feltrinelli copre tutta la filiera: dall’ autore fino al consumatore.
Attraverso la Holden, l’ editore si garantirà (ma forse il verbo più corretto è alleverà) un nuovo serraglio di autori, per dir così Feltrinelly correct, capaci cioè di realizzare in un modo dolce quella «persuasione permanente» che era uno dei sogni di Antonio Gramsci. Diciamo che se in politica s’ invoca sempre a gran voce il pluralismo, in ambito di editoria e affari è molto meglio l’ oligopolio, in vista del monopolio assoluto (essendo rimasti ormai in Italia solo due colossali competitori, ossia Feltrinelli e Mondadori). Al punto che sarà sempre più lecito domandarsi da intellettuali e cittadini: e chi la pensa diversamente? Per intenderci non come Feltrinelli & soci?
Avrà ancora la possibilità di essere pubblicato, distribuito, letto? oppure gli resteranno solo i muri nei bagni delle stazioni per gridare il proprio «no»?
Oltre all’ ideologia che persiste sotto nuove forme, oggi come ieri, in questo riassetto societario s’ intravede pure, mescolato a frasi da parata sull’ importanza umanistica dell’ educazione, l’ interesse per il nuovo business della formazione (si veda a ulteriore esempio l’ Academy del Corriere della Sera appena varata da Urbano Cairo). Il corso di scrittura della Scuola Holden sarà presto parificato a un corso di laurea triennale del Dams, diverrà così la prima laurea in scrittura d’ Italia, la seconda in tutta Europa.
Ora, considerando che in Italia esistono ormai più aspiranti scrittori che lettori, ciò trasformerà la Holden in un opulento diplomificio, seppure sempre smart e cool, secondo le logiche americane di scrittura-contabile importate qui da Baricco. Il numero dei partecipanti – un tempo di 40 l’ anno – è cresciuto negli anni fino a 400, e ancor più crescerà con la nuova dirigenza Feltrinelli; come d’ altronde è cresciuta la retta della scuola (di base 10.000 euro l’ anno), più simile a quella di un campus, o di un master, che non a una scuola per aspiranti scribacchini. Ma come dar torto alla Holden e a quelli che la gestiscono, quando, come la sofistica antica, tale scuola dei miracoli promette d’ insegnare come far denaro con le chiacchiere – in inglese storytelling – per poi sfondare nel mondo dell’ editoria. Bisogna però ricordare a tutti quei giovani speranzosi che s’ iscriveranno per dotarsi di un curriculum alla J.D. Salinger, che, come durante la corsa all’ oro nel selvaggio West, ad arricchirsi alla fine non erano tanto i cercatori – i cenciosi padellari – ma chi vendeva loro pale e picconi restando al caldo negli empori.
La scalata di Feltrinelli alla Holden, che si stima milionaria, rimane a detta degli stessi interessati pur sempre una cosa «tra amici» (cioè con grandi pacche sulla schiena e sorrisi) e coinvolge Carlo Fitzgerald Feltrinelli, fresco presidente del consiglio d’ amministrazione, Alessandro Baricco preside e docente (che conserverà il 25,5% della scuola), Andrea Guerra manager ex consigliere di Matteo Renzi (7%), nonché Oscar Farinetti (che attraverso Eataly ne detiene il 16%), il quale com’ è risaputo – tra un affare enogastronomico e l’ altro – ammazza il tempo scrivendo libri che spaziano dal saggismo filosofico alla poesia intimista.
Vena di certo ottima per tenere una lectio magistralis alla Holden, ma invero non molto apprezzata né da intenditori che posteri.
Articolo di Marco Lanterna per la Verità