A Roma la street art si mette in mostra. Lontano dalla strada
Apre sabato la nuova edizione del festival Outdoor, negli spazi dell’ex mattatoio di Testaccio a Roma. Quattro percorsi, quattro diverse modalità di rapportarsi al tema del “patrimonio”
Dal 14 aprile al 12 maggio 2018 negli spazi dell’ex mattatoio di Testaccio a Roma, ritorna Outdoor, il più grande festival in Italia dedicato alla cultura metropolitana. La manifestazione, promossa dal’assessorato alla Crescita culturale in collaborazione con l’Azienda Speciale Palaexpo, è ideata e diretta dall’agenzia creativa Nufactory, con il patrocinio della regione Lazio. Quest’anno il tema centrale della manifestazione è “Heritage”: nell’anno europeo dedicato al patrimonio culturale, Outdoor, attraverso le discipline artistiche, indaga il tema ponendo degli interrogativi a quanti visiteranno la manifestazione: Cosa rappresenta il patrimonio oggi? Quali culture sono oggi considerate come patrimonio nella nostra società? Quale patrimonio stiamo costruendo e quale trasmetteremo alle future generazioni?
Nel padiglione arte, a cura di Antonella Di Lullo e Christian Omodeo, il collettivo di architetti Orizzontale ha realizzato un grande labirinto che pone lo spettatore al centro della mostra, con la possibilità di scegliere la propria esperienza tra 4 percorsi che rappresentano diverse modalità di rapportarsi al patrimonio.
Il primo percorso, Disobedience, riunisce artisti di diverse generazioni che, dal 1968 fino ad oggi, introducono degli elementi di discontinuità nel racconto storico. La crew di writers tedeschi Berlin Kidz vive i graffiti come uno sport estremo e ha trasformato negli ultimi anni lo skyline berlinese con un alfabeto ispirato ai pixaçaobrasiliani e all’alfabeto runico; Biancoshock, artista italiano, crea delle installazioni urbane che con ironia invitano i passanti a riflettere sui problemi della nostra società; Paolo Buggiani a partire dagli anni ‘70 basa la sua ricerca sul rapporto tra tempo oggettivo e soggettivo, incrociando nel suo percorso di ricerca artisti come Keith Haring, Richard Hambleton e Ken Hiratsuka; Mathieu Tremblin, artista francese, riadatta lo spirito dei situazionisti al mondo contemporaneo attraverso delle installazioni urbane che sono diventate virali su internet; Wasted Rita, artista portoghese, conosciuta per i suoi disegni satirici e le sue installazioni che offrono un punto d’osservazione privilegiato sulla società contemporanea, è anche nota per aver partecipato al progetto realizzato da Banksy Dismaland.
Con il terzo percorso Speedlight, si sperimenta un nuovo sistema rispetto a questo continuo rivolgersi al passato. Un movimento istantaneo per tornare al futuro. Kid Acne, street artist inglese, fa delle parole l’oggetto principale della sua arte, come la scritta Paint over the cracks realizzata in occasione di Outdoor 2011; Motorefisico, progetto artistico degli architetti e designer romani Lorenzo Pagliara e Gianmaria Zonfrillo che attraverso rigorose linee simmetriche disegnano e reinventano lo spazio circostante; i Quiet Ensemble sperimentano la contaminazione dell’elemento naturale con la tecnologia in precario equilibrio tra casualità e controllo; Uno, artista romano conosciuto per aver portato il volto del bambino della Kinder per le strade di diverse città, pone al centro della sua ricerca la ripetizione e la manipolazione della carta.
Il quarto percorso, Retromania, indaga quei meccanismi che restituiscono un’aura agli oggetti industriali destinati alle masse, per includerli in un racconto storico normalmente riservato alle produzioni uniche ed irripetibili rivolte alle élites. Ricky Powell, uno dei grandi nomi della street photography, da quasi quarant’anni documenta con il suo obiettivo la scena artistica e musicale underground newyorkese e, con essa, l’evoluzione dei codici della street fashion; I Love Tokyo, la collezione di sneakers di Fabrizio Efrati, fondatore di Market Kickit, riunisce scarpe da ginnastica prodotte a partire dagli anni ‘80 e testimonia la comparsa di un mercato internazionale di sneakers destinato ai collezionisti di streetwear.
Articolo di Enrico cicchetti per ilfoglio.it