TEX

14 Lug 2017 | 0 commenti

VAMONOS, SATANASSO!! L’EPOPEA DI UN EROE DI CARTA  PER MANO DI UN CARTOONIST INDIMENTICABILE: GALEP- ECCO ALCUNI EPISODI DEL SUO SODALIZIO CON SERGIO BONELLI, SCENEGGIATORE ED EDITORE GENIALE 

 

«Mah , io non lo amo né lo odio Certo è che il Tex mi ha rovinato la mano. Sergio Bonelli mi ha rivalutato dal lato finanziario mentre invece Tex non ha fatto altrettanto dal lato artistico».

Quante volte abbiamo sentito un autore lamentarsi dei propri personaggi, che pure gli hanno dato il successo? Agatha Christie notoriamente odiava il suo Hercule Poirot, il detective belga dalle «cellule grigie», e infatti lo ha ucciso nel romanzo Sipario del 1975.

Il grande disegnatore Aurelio Galleppini detto Galep non odiava Tex, il personaggio da lui creato assieme allo sceneggiatore Giovanni Luigi Bonelli nel 1948, ma probabilmente quando si è espresso così, in una lunga intervista del 1977 al critico Gianni Brunoro, ha semplicemente espresso il rapporto conflittuale di un autore con un personaggio che gli ha sì dato garanzie economiche ma che lo ha anche vincolato per il resto della carriera.

L’ incontro con i Bonelli

Forse è anche per questo che nello stesso anno in cui disegna L’ uomo del Texas , storia western scritta proprio dal suo editore Sergio Bonelli, figlio di Giovanni Luigi e a sua volta ottimo sceneggiatore (ha creato i personaggi di Zagor e Mister No), unica sua avventura non texiana in decenni, dà allo sceriffo ucciso nelle prime pagine il volto del ranger.

L’editore Sergio Bonelli, erede del padre Gian Luigi

Galep era nato nel 1917, il 28 agosto, ma la Bonelli Editore celebra già adesso il suo centenario: a inizio marzo è uscita una nuova ristampa di Tex, stavolta a colori (la serie inedita è ancora la più venduta in Italia) e ha presentato in un lussuoso volume cartonato Gli sterminatori , storia del 1971 disegnata da lui e scritta da Bonelli.

Galep nasce a Casal di Pari in provincia di Grosseto da genitori sardi, e passa in Sardegna buona parte della giovinezza.

Da subito interessato al disegno, nel 1940 si trasferisce a Firenze e inizia la sua collaborazione con L’ Avventuroso della casa editrice Nerbini: è qui che nasce lo pseudonimo Galep, suggerito dalla padrona di casa.

La prima striscia di Tex per la matita di Galep

L’ incontro della vita è con l’ editrice Tea Bonelli che nel 1948 gli affida due serie: Occhio Cupo , di cappa e spada, e il western Tex , entrambe scritte dal marito Giovanni Luigi. Puntano su Occhio Cupo , ma è invece Tex (che all’ inizio Galep disegna ispirandosi all’ attore Gary Cooper) ad avere successo, per il fascino anarcoide del personaggio, anche se poi da fuorilegge diventa ranger del Texas e anche capo bianco degli indiani Navajos, e per le storie appassionanti.

Galep ammette di aver disegnato il West, i primi anni, «con una incompetenza assoluta».

Un curioso disegno in cui Galep si ritrae insieme al suo eroe

Peraltro giustificata: all’ epoca la documentazione è scarsa e difficile da reperire, i villaggi western di Tex sembrano paesini italiani, le montagne sono quelle della sua Sardegna.

Per anni Tex esce nel formato cosiddetto «a striscia»: Sergio Bonelli, subentrato come editore alla madre Tea, si rende conto che le ristampe di Tex nel formato gigante (quello degli albi attuali) vendono più di quelle inedite, chiude la striscia e presenta anche le nuove avventure nel formato gigante. E così gli vengono affiancati altri disegnatori, tutti con uno stile profondamente personale, Gugliemo Letteri, Giovanni Ticci, Erio Nicolò e Fernando Fusco.

I capolavori

Sollevato dallo stress di dover reggere la serie quasi da solo, Galep raggiunge la piena maturità grafica e fra la fine degli anni Sessanta e i primi Settanta disegna quelle che sono probabilmente le sue storie migliori, grazie anche ai testi di Bonelli che con il nuovo formato può ideare avventure di ampio respiro.

Sempre del 1971, l’ anno degli Sterminatori , è uno dei suoi capolavori, Il figlio di Mefisto , una lunga storia con lo scontro fra Tex e Yama, figlio del suo arcinemico, il mago Mefisto. Prima di morire, orrendamente divorato dai topi, Mefisto passa i suoi poteri al figlio e gli dà l’ incarico di vendicarlo.

Autoritratto di Aurelio Galeppini davanti ad una tavola di Tex

Bonelli costruisce la storia come un horror al contrario. Il punto di vista del lettore non è quello dell’ eroe, bensì di Yama e della sua assistente, la bella Loa, che in tutti i modi, evocando oscure entità diaboliche, e persino uno zombie (un morto vivente evocato usando la magia del vudù, non uno zombie stile The Walking Dead ) cercano di eliminare Tex (il «mostro«), ma senza successo.

L’ ultima copertina

Galep è al culmine della sua arte con vignette inquietanti e a tratti oniriche, abilissimo a integrare la magia nel western. Nella seconda metà degli anni Settanta viene colpito da una retinite all’ occhio sinistro, dal quale inizia a vedere sempre meno. Fra la malattia all’ occhio e l’ età, il suo disegno peggiora vistosamente, eppure continua a disegnare Tex e a firmare tutte le copertine: il legame con il personaggio è ormai simbiotico.

Una vecchia foto di G Luigi Bonelli, primo sceneggiatore di Tex

Muore il 10 marzo 1994 a Chiavari, dove aveva vissuto per 40 anni. Un mese prima era uscito Tex 400, ultimo numero (a colori, come nella tradizione dei numeri 100 della Bonelli) disegnato da lui e ultima sua copertina (dal 401 gli è subentrato alle copertine Claudio Villa).

Quel Tex in copertina ormai non ha più la faccia di Gary Cooper, ma quella di Galep, quel Tex che si allontana al tramonto, quasi congedandosi dai lettori, è indiscutibilmente lui.

Articolo di Stefano Priarone per la Stampa  24 marzo 2017

Le immagini che illustrano l’articolo sono tratte da Il massacro di Goldena, un romanzo di G.L. Bonelli. Le copertine che seguono sono di Claudio Villa, degno erede di Galep e maestro del fumetto italiano. 

 

 

 

 

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