UN REGNO, UN’ISOLA

27 Giu 2016 | 0 commenti

COSI’ LA PENSA GEPPETTO: UNA VOLTA ERA UN IMPERO, ORA SOLO UN’ISOLA – IN  U.K. VA IN SCENA L’ABBAGLIO DEMOCRATICO, FORMA INEDITA DI SUICIDIO COLLETTIVO – ORA, FATTA LA FRITTATA, CACCIAMO LA REGINA E LIQUIDIAMO IL REGNO? 

 

 

ingilterra europa

GeppettoNon so voi, ma dopo avere ascoltato per radio della Brexit, ho sentito il bisogno di andare. Ho preso l’auto e sono salito in alto, verso il silenzio dei boschi, là dove lo sguardo potesse spaziare. Mentre affrontavo i tornanti mi chiedevo come in antico girava il mondo quando le notizie che lo cambiavano arrivano dopo mesi o anni, o non arrivavano proprio, se non per segni enigmatici, o flagelli senza nome, o al ritmo dal passo di stranieri dalle strane insegne. Magari allora era meglio piuttosto che l’orgia di parole, pronostici, indiscrezioni, interviste che mi lasciavo alle spalle. Forse non sapere giova all’uomo, chissà. Sempre meglio che presumere di sapere, se poi sapere ti getta in uno stato di smaniosa incredulità, nel frastuono di un accavallarsi di voci che è come un ronzio assordante che ti lascia alla fine senza più direzione, né discernimento. Elogio dell’ignoranza, non solo nel senso etimologico, va da sé, ma come stato esistenziale. Gli ignoranti sono felici!? Anche quando votano?

camerun

David Cameron

Oramai l’abbiamo imparato: i pronostici sono sempre ad uso dei fini, chi gorgheggia nei sondaggi è sempre la voce dell’imperatore. Gli inglesi sono stati ingannati: pensavano di votare per la libertà, hanno finito per condannarsi a morire. Lenta uscita, dicono ora. Anche masochisti, dunque. Una volta era un impero, ora è un’isola. Sganciata dall’Europa perderà il treno della globalizzazione, non rimarranno che pascoli e pub dove annegare la noia. Uno sosteneva che al voto per uscire si sono presentati 17 milioni di britannici ubriachi. Ora nei commenti del giorno dopo questi votanti parlano come, se a votare, fossero stati dei sonnambuli. A cominciare dal Mago Merlino che sta al 10 di Downing Street, in attesa di sfratto: voleva fare la frittata senza rompere le uova. Ora saranno cazzi, con un paese spaccato a metà; città da una parte, la vecchia Inghilterra rurale dall’altra; i vecchi (vera variabile impazzita del voto) contro i giovani; Irlanda e Scozia che tifano Europa e pensano di uscire dal Regno. Magari guidati da quel tal Boris Johnson, inglese con passaporto statunitense, una specie di Calibano shakespiriano liberatore degli oppressi, così è se vi pare! Se avessero suggerito all’amletico laburista Corbyn di dire che l’Inghilterra col Brexit rischiava l’uscita della Coppa del mondo di calcio l’esito sarebbe stato ribaltato. L’unico che esulta è Farage, il Salvini locale.Farage

 

Oggi il cielo è sereno, ma dalla pianura sale la foschia della calura. Qui si respira bene, lungo i fossi e le spallette le fragole stanno maturando. Sotto, dopo una roggia, un contadino sta falciando l’erba, gesti antichi e lenti, l’aria è profumata. Chissà se sa quello che hanno combinato oltre Manica. Un’affilata alla falce e..via! Le teste british cadranno leggere come quest’erba? Chissà le borse. Sarà peggio di Lehman brothers? Chissenefrega, delle borse. Non si vive di solo spread. E gli emigrati? Questo spettro di cartone che si aggira sull’Europa? Certo un popolo può farsi male. Lo U.K. si è fatto male, pensando di fare male all’Europa. Ma forse per l’Europa sarà meglio. A patto di dimostrare che soli si sta peggio, altrimenti spunteranno gli imitatori, e si sa che la storia si presenta una prima volta come commedia la seconda come tragedia.

indipendenzaCi sono Stati maschi e Stati femmina. L’Inghilterra, si sa, era la perfida Albione, femmina dunque. Me la immagino un poco frivola e demodé, con la puzza sotto il naso, ma con molto stile. Femmina che si dà, ma mai fino in fondo. Paese impegnativo. Stare insieme, con il peso del ‘900 sulle spalle, era già difficile, ancora di più con questa che pretendeva di stare con un piede dentro e uno fuori. Come si può giocare in squadra la partita della globalizzazione con regole del gioco diverse? Diciamocelo, è stato un matrimonio di interessi. Non c’è mai stato amore. A pensarci bene l’Inghilterra non era Europa, Troppe differenze: la sterlina, il common lawe, un sistema di pesi e misure tutto suo, i bagni senza bidet, la guida a sinistra. Solo l’interesse ci teneva insieme, e con sempre più pretese e risentimenti, come succede nelle coppie male assortite. Ora siamo al divorzio. Amen. Succede alle persone, perché non anche agli Stati.

La democrazia va bene sempre, anche quando sbaglia. La gente vota, il numero vince, il popolo decide anche se non sa cosa. Basta con l’Europa delle banche, avanti l’Europa dei popoli. Ma non era così, non dicono questo i Trattati? Poi popolo e banche non possono stare insieme? Non amo la funzione pedagogica che le élite si autoattribuiscono. Ma la mano che trema va guidata: cosa non avrei dato per essere stato al momento del voto nella testa di un vecchio della periferia di Liverpool. Uno che magari abita a Mathew Street o a Penny Lane. Ci sarà ancora “la bella infermiera che vende papaveri su un vassoio”? come cantava Lennon. Che goduria. Ora qualcuno dice che cose così serie non si decidono più a maggioranza. Alt! Non vale più la regola che, quel voto in più, dico solo quel voto in più, magari di quel mentecatto che conosco, decida quanto un Churchill le sorte del Regno?! Dice: occorre la maggioranza “qualificata” e bisogna che si vada tutti a votare, esclusi i malati, i carcerati, quelli che non hanno sangue british e le suore, che tanto quelle sappiamo come votano.penny lane

Si sa, la colpa non è mai nostra. Di fronte a un problema che ci angoscia scatta la caccia al colpevole. Uno deve esserci per forza, come i parafulmini sui palazzi. L’Europa è il colpevole ideale, anche perché autolesionista, incapace di difendersi, addirittura menefreghista. Chi ha iniziata la caccia? Indovinato: proprio i parlamentari europei stessi, col bordone dei partiti nazionali. Ad ogni decisione che ci stava sulle palle giù in coro: è colpa dell’Europa! Poi con uno come Juncker, sottopancia della Merkel, non c’è stata proprio partita. Perché mai, in Italia, chi si spellava le mani per il brexit, oggi minimizza la portata del voto? Qualche triste presagio si aggira in Europa, oltre al summenzionato cartonato formato emigrante nero, sporco e cattivo?

I Regnati sono ammutoliti, il riservo pre-referendum doveroso si è tramutato in improvvisa afasia. Con chi se la piglieranno adesso, se perdono il regno? Che sia un modo nuovo per liberarsi della Betty e magari di Charles, il morto che cammina? La Thatcher si rivolterà nella tomba.

Che non valga anche per gli inglesi quanto valeva per la Sicilia del Gattopardo? Tanto rumore per nulla, per rimanere a Shakespeare, genio divinatorio? Il nodo da sciogliere è gordiano, una goduria per la burocrazia di Bruxelles: ottanta trattati da rinegoziare mentre la sterlina balla, i passaporti scadono, gli emigrati crescono come erba gramigna. I vecchi non avranno temo di ricredersi, moriranno inseguiti dalla loro paura. Non è che dopo aver chiamato il popolo a decidere si deciderà di non decidere?

Intanto che cammino il montanaro, gambe aperte, si raddrizza e asciuga il sudore, si dà una vigorosa grattata agli attributi e guarda nella mia direzione. Qualcosa non gli quadra perché sputa, ma non sulle mani, in aria e nella mia direzione, con una smorfia di disgusto. D’accordo non sono uno spettacolo, ma devo essere proprio un cesso questa mattina. Mi succede quando faccio l’alba davanti alla tv. La sogno la tv, perché dormo. Male. Questa notte ho sognato che gli inglesi rimanevano in Europa. Forse anche per via del whisky.

Gli isolani sono gente strana, combattuta. L’isola del whisky ha il mare tutto intorno, bello quanto può esserlo un mare senza sole. Anche quando non lo vedi lo senti il mare, ti senti protetto. L’isolamento non pesa, hai tutto, aerei che vengono e partono, frotte di turisti. Benvenuti. I clandestini non prendono l’aereo. Almeno! Ma se sei fuori dalle rotte, se il mercato si fa da un’altra parte, allora il rischio che la magnifica ammiraglia si trasformi in una bagnarola è reale.

I soliti anarchici l’hanno fatta corta la pipì e pure fuori dal vaso. Sotto il muro di casa hanno scritto: abolire gli stati, aboliti i confini. Non capiscono che sbarre e fili spinati, barriere doganali, li abbiamo dentro. Le barriere sono quelle d’animo. Vanno abbattute ogni santo giorno. Anche se lo passi in montagna. Infatti, vedi come mi guarda infastidito l’agreste, rimugina qualcosa fra una falciata e l’altra. Vedere estranei con gli va, gli stanno sulle palle. E dire che non ho la pelle nera, i vu cumprà stanno a Rimini ora, mica gironzolano per sentieri solitari. Forse sospetta che voglia mungergli la vacca o insidiargli la moglie, non so in che ordine di preferenza. I confini e le paure, sempre quelli. E non possiamo metterli a referendum, troppo facile. Dobbiamo per forza conviverci, con o senza inglesi.

 

 

 

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