Bruno Le Maire, ministro per l’economia francese ha buttato giù un’idea che, se veramente è nei piani dell’Eliseo, potrebbe aprire uno scenario politico di grande interesse. Sarebbe una svolta nella politica francese, spesso vittima, fin dai tempi del gollismo, di manie di grandeur. Nell’articolo che segue, apparso il 5 settembre sul Giornale, la posizione francese è chiaramente esposta dal ministro: basta concorrenza fra Francia, Italia e Germania; uniamoci per vincere la sfida strategica di Cina e Russia; valorizziamo i rispettivi punti di forza in campo economico, con una politica adeguata UE in campo fiscale e monetario. Semplice? No, ma possibile, molto di più e più rapidamente che non inseguire convergenze impossibili, nel tentativo di rendere compatibili paesi, come quelli del gruppo di Visegrad, i cui sistemi socio-politici ed economici sono ancora troppo lontani dai nostri. Buon senso, realismo, pragmatismo. Sembra di sentire Mario Draghi, cui la proposta non dovrebbe risultare sgradita. Per quanto riguarda la Germania dovremo aspettare il dopo Merkel, ma ancora per poco, dato che il 26 settembre p.v. si terranno le elezioni del Parlamento tedesco.
Il COVID, accanto a tanti disastri, ha aperto anche un’era nuova nel ruolo dell’Europa nel mondo? Uscendo dalla crisi saremo all’altezza dei tempi, arrestando una decadenza che sembra nel nostro dna? Intanto leggiamo le parole del ministro francese.
La maggiore personalità del secondo giorno del Forum Ambrosetti, tradizionalmente dedicato all’agenda europea, è stato Bruno Le Maire, ministro dell’Economia francese. Suo l’intervento più originale e che più ha coivolto la platea dei presenti. Per l’Europa «serve un nuovo approccio geopolitico – ha detto – dobbiamo diventare una superpotenza, con Cina e Usa». Ogni blocco – è la sintesi – ha i suoi obiettivi strategici. «La Cina ha la via della seta, gli Usa lo spazio». E l’Europa? «Con la pandemia entriamo davvero nel 21esimo secolo: che ruolo vogliamo svolgere? Vogliamo porci l’obiettivo di lanciare un nuovo modello strategico»?
Dal canto suo il ministro di Macron ha ricordato che la Francia è pronta a fare la sua parte grazie al gran lavoro svolto in questi mesi: i livelli economici tornano oltre il pre-covid già da quest’ anno, la crescita va verso quota 6% e sono pronte tutte le riforme necessarie per aumentare la competitività delle aziende francesi. Come a candidarsi per la leadership economica Ue. Una caratteristica che noi italiani ben conosciamo per varie esperienze di governance in comune.
Per questo il Giornale ha chieso a La Maire come si fa a conciliare il suo modello competitivo europeo con le rivalità economiche e finanziarie dei singoli stati membri. Per far nascere campioni industriali europei serve armonia che è spesso merce rara. Sull’asse Roma Parigi c’è già qualche esempio: la prima è Stellantis, ma anche Euronext o Stm. E tra i privati, Luxottica, Telecom.
Il ministro ha chiarito il suo pensiero eludendo in buona parte la questione, ma allargando l’orizzonte: «Servono tre pilastri: selezione dei settori dove possiamo essere competitivi; capacità di finanziamento, per la quale l’unione bancaria è fondamentale; e soprattutto collaborazione, non possiamo permetterci di competere tra noi. Ci sono tre Paesi in Europa, Italia, Francia e Germania: su singoli progetti dobbiamo metterci insieme e decidere chi guida la ricerca, chi la produzione».
Il concetto è chiaro: non c’è nessun Paese europeo che ha competenze, risorse, capitale per fare da solo. E il blocco europeo che può competere con Asia e Usa si può generare solo dal triangolo geografico che si è chiuso dopo la Brexit. Un esempio di industria del triangolo? «Bisogna investire in tecnologia: non serve avere indipendenza politica, se poi dipendiamo da altri Paesi sulla tecnologia, come succede per esempio con i semiconduttori in arrivo dalla Cina». E i problemi dell’occupazione nelle joint.venture transfrontaliere a velocità e sistemi fiscali differenziati? «C’è spazio per tutti – dice Le Maire – basta trovare un sistema di condivisione corretto ed equo».
Certo, fuori gioco la Gran Bretagna e con la Germania alle prese con il dopo Merkel, l’impressione è che Le Maire pensi a una Francia leader comunitaria, nel solco di Macron. Ma se anche così fosse, l’Italia del Next Generation Eu può giocarsi la sua partita, puntando sulle tante eccellenze tecnologiche, nella difesa e sulla forza della manifattura. Dopodiché il tema degli equilibri nella gestione delle partnership italo-francesi resta non tanto uno scenario per l’Europa che verrà, quanto più un problema molto concreto, economico e politico: se la gestione dell’occupazione negli stabilimenti italiani di Stellantis si muove seguendo logiche sociali destabilizzanti, l’obiettivo della competitività internazionale finisce come minimo in secondo piano, sostituito da una grana di dimensioni nazionali.
Articolo di Marcello Zacché per “Il Giornale”