Sarebbe un errore considerare l’ultimo libro di Giovanni Sartori il frutto inacidito di una vecchiaia che speriamo veleggi senza intoppi verso il secolo. Il politologo fiorentino, classe 1924, ha appena pubblicato con la Mondadori un saggio dal titolo: La corsa verso il nulla. Dieci lezioni sulla nostra società in pericolo. Sono poche pagine, in stile sentenzioso, nelle quali le analisi politologiche dello studioso e il tono irrefutabile di cui fa sfoggio, sono taglienti e impietosi, così come il suo sguardo sui temi del mondo contemporaneo. Sartori si sofferma su due dei problemi epocali irrisolti: la sovrappopolazione e lo sfruttamento indiscriminato delle risorse, temi già affrontati in Italia negli anni del boom economico da un gruppo di studiosi, coordinati da Aurelio Peccei, in un libro rimasto famoso: I limiti dello sviluppo, cui idealmente possiamo collegare questa parte del libro di Sartori. (vedi intra).Il primo problema, benché incomba da decenni, non è nemmeno all’orizzonte delle autorità internazionali. D’altra parte, è tipico della politica arrivare tardi e assumere decisioni senza numeri e, ahimè, cognizione di causa. Sulla terra siamo oggi 7,36 miliardi, nel 2030 la stima parla di 8,50 miliardi di individui. di cui il 61% concentrati nel continente asiatico, dove India e Cina, paesi in via di sviluppo, non rallenteranno certo la propria crescita. Una impronta antropica che, per quanto attenuata dal progresso tecnologico e da livelli di efficienza sorprendenti, non spostano il tema dei limiti dello sviluppo e di una diversa filosofia di vivere e produrre, senza scivolare nell’illusione della decrescita felice, ma a favore di un riequilibrio distributivo e di opportunità, la cui mancanza sta alla base di non pochi conflitti geo-politici. La recente enciclica di Papa Francesco Laudato si’, sulla cura della casa comune, non citata nel libro, stampato in precedenza, getta qualche luce di speranza sul fosco ragionamento dello studioso. Nella stessa direzione va l’iniziativa, definita storica dal presidente USA Obama, circa il programma del suo Paese di drastica riduzione delle emissioni da petrolio. Piccoli segnali, ma che dimostrano, come un fiume carsico, che anni di sensibilizzazione sui temi ambientali stanno producendo i primi frutti. Infatti, non era mai successo che un papa in una enciclica si occupasse di questi temi in maniera così diffusa, collegandoli con quelli della giustizia e della pace.
Anche quest’ ultimi temi vengono affrontati da Sartori, inseriti nella sfida che il fondamentalismo islamico sta lanciando all’Occidente. Sartori non crede in un Islam moderato, ritiene questa idea frutto delle profonda ignoranza che noi abbiamo di quel mondo, mostra di prendere sul serio la minaccia che il fondamentalismo religioso rappresenta per la nostra democrazia, con accenti molto vicini a quelli di Oriana Fallaci nei suoi ultimi scritti.
Naturalmente Sartori , come in precedenti lavori, non le risparmia alle democrazie parlamentari, che descrive come costruzioni e sistemi fragili, alla continua ricerca di una “perfezione” che il realismo smentisce ogni giorno, per di più dotate di Carte Costituzionali belle, ma vecchie e inattuate o inattuabili. Da studioso serio, Sartori non butta la croce addosso ad altri e non esita a riconoscere la colpe che spettano all’Occidente. Sarebbe in atto, secondo Sartori, una sorta di neocolonialismo occidentale attuato con l’invasione dei mezzi di comunicazione e la tecnologia sempre più sofisticata, non escluse le armi di distruzione. Quella della religione islamica non sarebbe che una reazione a tali minacce da parte di un sistema rigido e sclerotizzato. In altre parti del libro lo studioso riprende i temi già trattati sui quotidiani e più legati all’attualità: dalla immigrazione incontrollata, ai problemi etici legati alla distinzione fra embrione e persona, allo ius soli. Per concludere la bella immagine, forse profetica, dell’ omo ridens trasformatosi in omo videns sotto la dittatura televisiva: oggi tutto viaggia su immagini e non sui concetti, la gente non legge e ragiona sempre meno, il futuro sarà la patria degli ignoranti.